martedì 28 dicembre 2010

forgotten people

Ci sono dei personaggi storici o di fantasia che partecipano fugacemente ad eventi fondamentali ma poi fanno perdere le loro tracce per sempre. Un minuto dopo che l'occhio di bue si sposta da un'altra parte, della loro sorte, dei loro dispiaceri, delle loro passioni, non si sa più nulla. Mi vengono in mente alcuni esempi: Sancho Panza dopo la morte di Don Chisciotte chi ha seguito? E San Giuseppe? E' tornato a vendere panche e cassettoni? E quello biondo degli 883? Dispersi. Ma c'è una figura che mi suscita da sempre ansia e preoccupazione: Lazzaro. Dopo il brevissimo periodo di fama, Lazzaro scompare dalle cronache bibliche. Probabilmente non è ancora morto, perchè Gesù lo ha riportato in vita ma si è poi dimenticato di farlo morire di nuovo, preso dalle sue vicende personali più urgenti. Me lo immagino vagare in giro per il Medio Oriente, ormai più che bimillenario, sperduto e angosciato, supplicando qualcuno che lo faccia morire. So che ci sono tanti casini che sconvolgono quella infelice zona della Terra, ma un appello che non può essere più rimandato è quello di dar pace a quel povero disgraziato. Qualcuno uccida Lazzaro!

martedì 21 dicembre 2010

scrivo per lei

conoscevo una cara persona, morta in età avanzatissima, che era semianalfabeta sebbene il suo fiero contegno incuteva rispetto anche nelle persone molto istruite, e la sua dignità relegava la scarsa scolarizzazione a rango di dettaglio trascurabile. eppure, ora che non c'è più, immagino quante volte la sua complessa personalità si sia trovata nell'imbarazzo di esprimersi, di trovare la giusta sequenza di parole (dette o scritte) per districare il gomitolo di sensazioni emotive, perchè si sa che le parole astraggono l'inesplicabile, lo rendono fruibile e condivisibile e avvicinano le persone. conosco molto della vita e della storia di questa persona (era mia nonna) e mi piacerebbe un giorno cercare, per quanto possibile, di ricreare gli affanni, le speranze, le gioie, le disperazioni che ha vissuto, e dare a tutto ciò una struttura elaborata, una possibilità che la vita non le ha proprio potuto concedere.

lunedì 13 dicembre 2010

improbabili digressioni

1. Leonardo da Vinci aveva precorso anche il sudoku.

2. In forse la partecipazione a Sanremo di Liu Xiaobo. Non come valletta almeno.

3. Elvis fa sapere che un paio di lifting ed è pronto a tornare.

4. Per coerenza Jovanotti ha il citofono stonato.

5. L'ammazzacaffè agisce ancora indisturbato.

6. Mettere acqua effervescente naturale nelle acquesantiere delle chiese è empietà?

7. Per resistere al richiamo delle sirene, a Ulisse bastava immaginarsele in bagno.

8. Di questo passo dove andremo a finire? Sicuramente non a Grosseto.

9. L'evoluzione dei costumi coinvolge sempre anche la moda. Tra trent'anni i preti porteranno la minigonna.

10. Parla un olandese e ti vien voglia di praticargli la manovra di Heimlich.

11. La prima manovra di Heimlich fu compiuta da Heimlich su se stesso.

12. L'italiano è una lingua stronza. Perchè gli abitanti della Prussia non si chiamano prussi?

Figurine

Mia madre ha inventato lo spam molto tempo prima della diffusione dei pc. E' una fervente devota di Padrepio (che si scrive, pronuncia e invoca tutto attaccato) e da sempre ha cercato di instradarmi verso il culto di questo frate così popolare e amato. La mia ferma ma gentile opposizione non la scoraggiava, ma le dava l'opportunità di diversificare i metodi per redimermi. Il più utilizzato era l'inserimento furtivo di santini del padre all'interno dei miei oggetti personali. Nulla sfuggiva al primo serio tentativo di spam della storia: i calzini, i libri scolastici, il barattolo di nutella... in qualsiasi momento il volto sofferente e le stimmate di Padrepio potevano comparirmi davanti all'improvviso, con la speranza che l'apparizione cospargesse di santità il mio riottoso ateismo. Sopportavo con cristiana rassegnazione tutto ciò, fino a quando l'ubiquo padre non apparve anche nel mio album dei calciatori Panini, un sancta santorum per ogni bambino, un territorio intimo a cui nessuno, neanche mia madre, poteva avere accesso libero. Non volevo inveire contro di lei, dovevo meditare una rivincita. Allora mi procurai un barattolo di coccoina, ne spalmai un bel po' nel retro del santino e fu così che per tutto il campionato '83-'84, la Cremonese schierò Padrepio all'ala.

giovedì 11 novembre 2010

sì, plagiare

CLAMOROSO: BATTISTI COPIAVA I TESTI DELLE SUE CANZONI DA UN TALE MOGOL!

Dopo il caso Benigni-Spinoza, ennesimo scoop del quotidiano baluardo della libertà di informazione, il Giornale. Dopo accurate ricerche giornalistiche è stato scoperto che uno dei massimi esponenti della musica leggera italiana, Lucio Battisti, copiava i suoi testi. Il saccheggiato sarebbe un certo Giulio Rapetti, detto Mogol, soprannome che compariva nei crediti di tutte le canzoni di Battisti, e che per decenni è stato interpretato come il grado raggiunto da Battisti nelle giovani marmotte. Grande è stata l'indignazione dei seguaci dell'ugola di Poggio Bustone, la cui memoria è definitivamente sporcata da questo continuo ricorso al plagio. A nulla sono valse le dichiarazioni del signor Mogol per scagionarlo: "Eravamo d'accordo fin dai tempi di 'Emozioni'. Lui rimorchiava le ragazze, io gli scrivevo testi struggenti quando loro lo tradivano... con me". Continua l'oscuro paroliere "a volte andavo perfino ai suoi concerti e un paio di volte sono riuscito persino a farmi fare l'autografo sul gesso che ho messo dopo che gli avevo sottratto anche Linda". Il quotidiano di Feltri è riuscito a smascherare un altro simbolo dell'egemonia culturale della sinistra, prontissimo a gettar fango su Berlusconi con profetiche canzoni provocatorie come "Dieci ragazze per me". Nel mirino anche Guccini, Renato Rascel, Cochi (senza Renato), i Matia Bazar e Amedeo Minghi.

lunedì 8 novembre 2010

inverno

Preferisco l'inverno all'estate per molti motivi, alcuni banali, altri più sostanziosi. Stamattina ne ho aggiunto uno ulteriore, a cui sinceramente non avevo mai pensato. Ero nel letto con la mia compagna, stiracchiandoci lentamente come se potessimo prolungare così la domenica mattina, che di solito finisce subito. Ad un certo punto lei si è lamentata di avere freddo. Fossimo stati in luglio o in agosto, sarebbe stata infastidita dal caldo, si sarebbe girata, lontano il più possibile dal calore del mio corpo, protesa verso la finestra. Invece oggi ha detto "ho freddo", si è rannicchiata contro di me, cercando il sollievo del corpo caldo e io ho potuto darle conforto, protezione, affetto, come solo in inverno si può fare.

lunedì 27 settembre 2010

billy corgan sono io

descrive tutto meravigliosamente il signor vandeerciuk.
non resta che condividere, divulgare, ricordare, apprezzare e ringraziare.


le vite degli altri

succede di leggere le ultime pagine di un libro e piangere in un affollato bus metropolitano. forse le lacrime non sono scorse, ma il pianto è pianto anche quando è secco. il racconto dello scrittore di successo descriveva la malattia e la fragilità del primo premier spagnolo del dopo franco, adolfo suarez, così simile alla parabola esistenziale del padre dello scrittore. due uomini colti nel declino fisico, eppure così fieri e dignitosi, descritti con soavità il primo e con amoroso rispetto il secondo. queste dense pagine sono state lo specchio in cui si è affacciato il mio dolore e il ricordo di mio padre. non ci è dato sapere, vivendo e soffrendo, in quali curiose reazioni a catena ci si può infilare. un ex primo ministro spagnolo ignaro di legare la sua personale sofferenza a quella di uno scrittore spagnolo, ignaro a sua volta di essere diventato la causa di un episodio imbarazzante come quello che mi ha coinvolto sull'autobus cittadino. mi piacerebbe aggiungere un anello alla catena emotiva e magari offrire un aggancio privato e personale a chi ha appena finito di leggermi.

(dedicato a chi, seduta accanto a me in una pizzeria trentina, mi diceva "meno rigore, più vita vissuta")

mercoledì 22 settembre 2010

il rigore

una partita importante, probabilmente una finale. una di quelle partite che sancisce la gioia di una comunità e dispensa sconforto e delusione ad un'altra. le sorti dell'incontro sono ad un bivio decisivo. c'è un rigore. uno di quei pochi momenti in cui il gioco cessa di essere gioco e diventa lo specchio distorto di qualcosa di più serio. la colpa, il giudizio, la punizione, l'attesa, la ricompensa. il gol o l'errore diventano l'espressione definitiva della giustizia e, contemporaneamente, riportano il gioco all'esatta ed originaria dimensione di gioco. il rigore ha l'arrogante potere di sospendere il tempo, dilatarlo, distorcelo fino a farlo diventare un contenitore sporco di ogni tipo di egoistico sortilegio. il centravanti confida nel suo tiro e nelle sue finte, ma in cuor suo invoca dio affinchè gli conceda un'accortezza ulteriore. pensa di meritarlo, l'intervento sovrannaturale, lui cresciuto sui campi polverosi della parrocchia e da sempre devoto. ma il centravanti non è solo, ha una figura speculare di fronte, solitaria come lui in quel momento. anche il portiere prega, alternando la preghiera alla concentrazione necessaria per mortificare l'avversario. nei pochissimi secondi che precedono il fischio dell'arbitro, tocca a dio decidere in quale direzione dispensare il suo supporto, giustificando poi perchè spesso la sua misericordia sia così sbilenca, così asimmetrica.

domenica 19 settembre 2010

l'ultima volta

È la vigilia di una importante battaglia. La tensione nel campo è avvertibile e nessuno osa cantare, parlare, mangiare e, se si potesse, nessuno neppure respirerebbe. Non c’è paura, ma solo quell’ansia precedente il grande evento. La mia si scioglierà solo sul campo, vedendo il sole sulle baionette, sentendo il rullo dei tamburini e il passo deciso della fanteria. D’improvviso nelle tende c’è agitazione: il generale vuole arringarci. Usciamo come spinti da una molla automatica che nessuno sa bene quando ci è stata installata, ma sembra di avercela avuta sempre. Per una serie di circostanze fortuite, riesco a ritrovarmi nella prima fila del plotone schierato perfettamente. Il generale si avvicina sbrigativo, per nulla solenne, come se volesse evadere la pratica in fretta, lui uomo di azione più che di parola. Non riesco ad ascoltare il grumo di calorose invettive perché mi soffermo ad osservare il generale. Non gli ero mai stato così vicino. Scorgo la sua corporatura rigonfia, malcelata dalla divisa perfetta. Riesco perfino a percepire un sibilo del respiro mentre parla, impercettibile già a qualche metro di distanza. Intuisco la peluria delle orecchie, alcune macchie sul viso. Mi raggiunge persino, a folate, il suo odore, un miscuglio di cuoio, stalla e alcol. È talmente vicino che tutto mi sembra terribilmente umano. Un rigurgito acido mi blocca il respiro e faccio fatica per non vomitare. Intanto la breve arringa è terminata con il giubilo e l’esaltazione collettiva. Urlo anch’io ma mi rendo subito conto che questa volta è diverso. Domani andrò in battaglia ma sarà, comunque vada, l’ultima volta.

venerdì 3 settembre 2010

do not disturb

sì, mi piacciono le camere d'albergo. uno spazio che fornisce intimità e sicurezza, un simulacro di casa in territori estranei. apprezzo gli sforzi di chi si preoccupa di ricreare un'atmosfera casalinga, rassicurante: le tende colorate, le stampe sui muri, il bollitore per il tè. a volte, durante le rare pause che una vacanza o un viaggio concedono, mi sdraio sul letto appena rinnovato e immagino che quelle stesse sensazioni avvolgenti abbiano coinvolto (più o meno coscientemente) coloro che hanno condiviso con me quello stesso spazio, quegli stessi oggetti. e penso alle diverse infinite possibili riflessioni (tenere, nostalgiche, divaganti) scaturite dalla contemplazione di un quadro o di un cassetto aperto. una stessa stanza che contiene milioni di case.

giovedì 2 settembre 2010

polaroid

nell'ozio estivo mi capita spesso di sfogliare alcuni vecchi album fotografici di famiglia. acconciature diverse, facce oltraggiosamente più giovani e vitali, vestiti dai colori improbabili che torneranno di moda al prossimo rigurgito vintage. e soprattutto tante foto in cui ero bambino. polaroid anni settanta, quelle che bisognava shakerarle per far affiorare l'immagine. mi guardo con uno strano sentimento di distacco: io sinceramente non mi ricordo di essere stato così piccolo, nè che voce avessi o che pensieri mi turbassero. il presente ha spesso la presunzione di ritenersi immutabile, sia verso il futuro che verso il passato. per cui mi illudo di essere stato sempre adulto così come sono ora, forse per augurarmi di restarlo per sempre.

mercoledì 4 agosto 2010

quel que tu m'a dit

- è davvero curioso che nella vita precedente il dalai lama e richard gere erano marito e moglie.

- bin laden non riusciranno mai a scovarlo: si nasconde da anni nel programma di marzullo.

- capezzone ha sempre saputo da quale parte stare. appena nato si è subito attaccato al seno del primario.

- nell’estremo momento tutti rivedono la propria vita come un film. in quello di berlusconi ci saranno anche le pubblicità.

- questa non è acqua gassata! è piuttosto anidride carbonica umida!

- a volte il sesso rischia di diventare banale, di annoiare. a chi non è capitato? capita spesso anche a me… poi però penso a lindsay lohan in quel carcere femminile…

- Sono fallimentare come scrittore. Scrivo i libri che finiscono nelle librerie esposte ad Ikea.

- quando sto per arrivare al bancomat e finalmente lo trovo libero, ecco che da un tombino, da un lampione, da un manifesto sul muro, dal bancomat stesso si materializza uno che mi precede e che ha deciso di stabilire il guinness di operazioni consecutive.

- e pensare che lo spermatozoo che ha generato calderoli era il migliore tra milioni…

- avete mai provato ad accostare l’orecchio al mare? si sente il rumore di conchiglia

- succedono cose terribili all’improvviso. l’altro giorno ho messo il cd di carla bruni e ho realizzato che tutte quelle canzoni d’amore erano scritte pensando a sarkozy.

martedì 27 luglio 2010

porte

"non sono tornata per te, sono tornata per me"

i ritorni perfetti sono quelli che occultano tutte le cose successe dopo che la porta si è chiusa dietro le spalle, l'ultima volta. non si deve sapere il tragitto, fatto presumibilmente di sole curve a gomito, che ci riporta a volte a bussare a quella porta. deve sembrare ostile la porta vista dall'altra parte. il distacco della superficie, una targhetta con un cognome in meno, un campanello che risuona troppo meccanico. per questo è preferibile bussare. chi è dentro può percepire l'intensità delle nocche sul legno, la velocità sempre più accelerata del rumore, che trasmette l'ansia e il timore che quell'uscio non si spalanchi mai. mi chiedo sempre chi ha più coraggio: chi si muove per andare a bussare, o chi resta dietro, appoggiato di spalle agli stipiti, immobile, aspettando che il rumore si affievolisca pian piano e poi scompaia del tutto. per sempre.

venerdì 16 luglio 2010

waka waka eh eh

- Gesù stava per fare il suo grande ritorno ma all’ultimo momento la Barilla ha scelto Mina.

- Un malato della precisione, di una pignoleria preoccupante. Nell’armadio appendeva le camicie in ordine alfabetico.

- Qualcuno avvisi il cinese che aspetta sulla sponda del fiume che il cadavere del suo nemico è stato infilato in un pilastro di cemento.

- Ormai è accertato che Meucci fu il primo ad inventare il telefono. Bell però fu il primo ad inventare uno che rispondesse.

- Fa caldissimo. sono completamente zuppo. la mia camicia è impregnata di sudore. Toh, quella macchia assomiglia a Capezzone!

- Stavamo bene insieme. avevamo raggiunto un grado di intimità assoluta, totale, completa. giusto un gradino sotto di quella che si raggiunge nell’ora di punta con i passeggeri della metro.

-Air France da sempre è la compagnia più lussuosa e con i migliori servizi. Le vivande raffinate, i sedili comodi, le istruzioni di sicurezza spiegate da Marcel Marceau…

- Gli animali sono esseri fantastici e a volte offrono storie davvero commoventi. Ho recentemente letto che un labrador di sei anni, Pallino, ha tratto in salvo il suo padrone, trascinandolo via mentre stava acquistando un cd di Ligabue.

- “Detesto il tuo atteggiamento distaccato, pacato, senza sangue, senza passione. Ti odio quando te ne stai in silenzio lì a riflettere. Non ti porterà da nessuna parte, non ha mai portato nessuno da nessuna parte. Ti immagini che cazzo di successo ‘L’Orlando Flemmatico’…”

- Aveva un gusto raffinatissimo e selettivo. quando beveva Coca Cola, riusciva ad isolare la formula segreta dal resto.

- Come avranno fatto a comunicare a Plutone che non è più un pianeta?

giovedì 8 luglio 2010

sciabordii

- Ho visto borsette da donna estremamente piccole, ma piccole davvero. dei rettangolini minuscoli. non mi sorprenderei di trovarci dentro solo foglie di té.

- Perchè voi non avete mai visto gli hooligans del sumo…

- Discutere su ciò che ci aspetterà dopo la morte è totalmente vano. le idee che ognuno di noi ha a riguardo, molto probabilmente sono false. suppongo che nessun pesce abbia come immagine del proprio paradiso il ristorante hamasei.

- L’altra sera ho partecipato ad un’orgia molto affollata e spinta.
se avete presente un qualsiasi servizio di studio aperto, sapete
cosa intendo.

- Era davvero molto avara. Decisamente. Mi chiese di fare un figlio solo per risparmiare nove mesi di assorbenti.

- Gesù sapeva camminare sull’acqua.
ma non sapeva nuotare nella terra.

- James Bond era un grande agente segreto, fenomenale soprattutto nei travestimenti: una volta era identico a Roger Moore, un’altra a Sean Connery, un’altra ancora a Pierce Brosnan…

- La diffusa pedofilia nel clero ha dato finalmente una spinta al rinnovamento.
Non più bottoni sulle tonache, ma velcro.

lunedì 5 luglio 2010

pista

Ho deciso di aspettare la mezzanotte del mio trentasettesimo compleanno con i miei due migliori amici. Tra birre, calura estiva, risate, l'umore si mantiene elevato e il passare del tempo sembra un debito da pagare alla vita con leggerezza e senza la malinconica sensazione di esserne in qualche modo colpevole. In un attimo ci ritroviamo ai bordi di una pista da ballo in cui si scatenano ragazze e ragazzi sudati e ebbri di quell'incoscienza che li rende forti e spavaldi, quindi invidiabili. L'abitudine alla spensieratezza difficilmente si cancella con l'età, per cui guadagniamo un passo dopo l'altro il centro della pista e lentamente regoliamo i nostri corpi al ritmo di canzoni familiari. Questi sono i momenti in cui ci si avvicina di più al concetto di presente, fugace illusione di eternità, in cui ci si sente di appartenere per sempre a questa vita e ai suoi aspetti più dolci. Trascinati via da ogni tipo di pianificazione, falsamente convinti che ci saranno sempre future occasione per appartarsi da tutto ciò. La musica continua ma la stanchezza ci ricorda che domani un altro presente, di tutt'altro genere, ci aspetta, per cui decidiamo di uscire dalla pista, ma con la dovuta calma. Mentre torniamo ancora sorridenti verso l'uscita, incrocio per pochissimi istanti lo sguardo di una ragazza, forse poco più che ventenne. Il lieve tentennamento degli sguardi, leggermente oltre ciò che è consentito dall'etichetta sociale, fa sorgere sui nostri visi un sorriso. Il mio inconsciamente ammiccante, il suo di cortesia. Sorpassandola avverto una freschezza che fino a qualche anno fa credevo mi dovesse appartenere in eterno. Andandomene mi volto una, due volte e la vedo che ha conquistato subito il centro della pista. Sono certo che avrà ballato fino all'alba.

martedì 29 giugno 2010

marcellino pane e acqua

- Morto l’attore Pietro Taricone.
Aveva iniziato con Eduardo insieme al fratello Carlo.

- Condanna ridotta a Dell’Utri: esulta Capezzone.
Appena tornato dai festeggiamenti per il pari con la Nuova Zelanda.

- Mi commuove l’eccessivo accanimento del Fato contro Icaro: rinchiuso nel labirinto, punito per la sua audacia nel volo, associato ad un immangiabile panino d’autogrill…

- Il cibo più costoso in assoluto è il kebab: 5 euro per il panino e svariate decine di euro per ricomprare i vestiti macchiati.

- Se state con una hostess della ryanair, non traditela mai! è sicuro che ve la farebbe pagare!

- Compri un telefonino nuovo di zecca, arrivi a casa, apri la scatola, leggi le istruzioni, inserisci la sim card, lo carichi, inizi ad aggiornare la rubrica, scegli l’immagine per il desktop, dai uno sguardo alle applicazioni, controlli i giochini, mandi qualche sms di prova, verifichi che parole buffe escono dal t9, poi esci di casa, cerchi il vagone più affollato del primo mezzo pubblico e lì scegli la suoneria.

- In amore sono un inguaribile pessimista. Quando faccio il “m’ama non m’ama” uso sempre il quadrifoglio.

- In Niger muore un bambino ogni quattro secondi. Che in un’ora fanno 3600 secondi.

mercoledì 23 giugno 2010

non far caso al disordine

- Non è sfatto il letto! E’ stato progettato da Frank O. Gehry!

- Ci sono gli amanti dei cani, quelli dei gatti, io sono amante degli acari.

- Il tappeto è talmente lercio che lo nascondo sotto la polvere.

- Non sbrino mai il freezer: aspetto una recrudescenza dell’effetto serra.

- Perchè pulire i piatti quando ci possono pensare i topi?

- La doccia è uno schifo? Vuol dire che mi laverò vestito.

- Splendida la parete “rosso pompeiano”? Grazie… però sono macchie di sugo.

- Vi dispiace togliervi le scarpe in casa? Ci sono dei trampoli all’ingresso…

- Non uso spesso i detersivi! Sul flacone Mastro Lindo ha un ciuffo rock’a billy.

- Ma sì che ce l’ho una donna delle pulizie! E’ solo momentaneamente dispersa nella biancheria sporca.

venerdì 18 giugno 2010

vuvuzelas

- Il Discobolo è guardato con un certo sospetto dalla Venere di Milo.
- E' sconvolgente l’immediatezza con cui internet aggiorna la data di morte delle persone. a volte i medici controllano prima wikipedia dell’elettroencefalogramma.
- A L’Aquila 20.000 persone protestano in piazza contro il Governo.
Ora diranno che il terremoto ne aveva fatte scendere molte di più.
- Fu un allenatore incompreso. Geniale il suo 4-1-1-1-1-1-1 con il centravanti marcato dall’omino delle bibite in curva.
- Sono pigro, terribilmente. non mi decido mai a lavare i piatti. ma ho preso le dovute contromisure. quando faccio la scarpetta col pane, lascio scritto LAVAMI nel sugo.
- Berlusconi vuole la tela caravaggesca col San Paolo.
Chiederà pure a lui perchè lo perseguita.
- Dall’odore che si sente sulla metro ogni mattina, deduco che molti fanno colazione con cornetto e tzatziki.
- Producono un fastidiosissimo e ininterrotto brusìo durante tutta la partita. ehi, ma queste sono le donne!

venerdì 11 giugno 2010

semini d'anguria

- Mondiali: i premi per la vittoria degli Azzurri devoluti per l'Unità d'Italia.
Qualcosa che non ci sarà mai per qualcosa che non ci sarà più.

- Luttazzi copia?
Per la vergogna dovrebbe andarsene in giro mascherato.
Con baffoni, sopracciglia finte e un grosso sigaro.

(L'editto bulgaro di Berlusconi ha fatto fuori decine di comici in una volta!)

- Sri Lanka: arrestati numerosi adolescenti per effusioni in pubblico.
Salvi i due nascosti dietro la dea Kalì.

- Taxista salva una ragazza dalla violenza sessuale.
Il violentatore la salva poi dal tassametro.

- Un sacerdote belga abusò di donne in coma.
Poi però le ha perdonate.

lunedì 7 giugno 2010

zona cesarini

Quarti di finale del Mondiale di USA ’94: Italia – Spagna. Gli azzurri sono leggermente favoriti e si prevede una partita tiratissima. Roma è deserta come non si vedeva da anni (quattro per l’esattezza, cioè dai mondiali precedenti). Aspetto la mia ragazza dell’epoca a casa ma è in leggero ritardo e Baggio sta per battere il calcio d’inizio: arrivare in ritardo è un atto provocatorio sia verso di me che verso lo spirito patriottico, partendo da Cavour e finendo a Toto Cutugno. Campanello! Finalmente! Il trillo assomiglia in modo inquietante all’attacco di Fratelli d’Italia. O è solo la mia suggestione. Lei entra ma non la degno di uno sguardo perché Evani si sta involando sulla fascia. Sento che resta in piedi accanto a me. Approfitto di un fallo laterale per darle la prima occhiata: ha le ginocchia completamente ricoperte di sangue. Oddio, ma che hai fatto? Ma come mai? Ma proprio oggi? Non puoi smettere di sanguinare per una novantina di minuti? Come hai osato cadere per strada prima di un quarto di finale? Sono ventiquattro anni che cammini e ancora non hai imparato bene? La ricopro di domande, sbigottito ed incredulo, soffocando la rabbia. Recupero un minimo di razionalità e capacità logica e, attendendo un momento di stanca e melina sulla trequarti, controllo il mio armadietto delle medicine. In realtà è un portamatite e contiene solo due aspirine, scadute a luglio ’82… Ma possibile che tutto concorre a ricordarmi il Mondiale? La disperata corsa contro il tempo affina la mente e propongo medicamenti alternativi, come la maionese. D’altronde la maionese è un potente antibatterico. Avete mai sentito una patatina o un hamburger starnutire? Oppure si può tamponare le ferite con dei sottobicchieri della birra e mastice. Nessuna di queste idee riscontra entusiasmo e il sanguinamento diventa sempre più abbondante. Le alternative sono andare in farmacia oppure lasciarla, finire la storia in quel momento. Del resto cosa aveva fatto per me lei in quegli anni? Solo liti, scenate di gelosia, incomprensioni… Va bene, va bene, vado, raggiungo quella fottuta farmacia e faccio incetta di bende, amuchine e cerotti da farseli bastare fino alle Olimpiadi del 2016! Ovviamente nel lasso di tempo in cui sono lontano dalla televisione, il punteggio si ribalta tre volte, in una cornice di bel calcio ed occasioni che raramente si è rivisto sul campo di gioco. Dopo la medicazione scendiamo insieme a festeggiare. Nel generale tripudio di bandiere, clacson e striscioni, la mia faccia avvilita era una piccolissima, impercettibile, inutile stonatura.

venerdì 28 maggio 2010

vederci chiaro

Mi sono soffermato per caso su un ricordo legato a mio padre, uno dei tanti giornalieri. Ero seduto nel banco della classe alle scuole medie. Gli occhiali li avevo rotti qualche giorno prima, distrattamente o per dolo forse, e la loro mancanza mi rendeva impossibile leggere alla lavagna le nozioni che avrei dimenticato la sera stessa. Durante la lezione mio padre entrò in classe, la attraversò col suo passo, così familiare a casa, così estraneo in una scuola. Avvertii lo stupore dei miei compagni, forse poco avvezzi a gesti così teneri, e il mio imbarazzo. A tredici anni si vorrebbe relegare i genitori fuori da quegli ambienti che odorano di ormoni e di voglia di emanciparsi dall'infanzia. Accolsi con un po' di vergogna l'accurata sistemazione degli occhiali risanati sul mio naso e sentii gli occhi di tutti addosso. Finito l'amorevole operazione, mio padre mi chiese se ci vedessi bene. Non risposi, ammutolito ed impacciato, riuscendo solo a fare un cenno che voleva essere di concedo per lui e di liberazione per me. Non sono mai più riuscito a dirgli che, sì, ci vedevo benissimo.

giovedì 20 maggio 2010

sono una persona seria io, anzi serissima



- Un dito satirico infilato nel culo del potere (L'Osservatore Romano)
- Conosco anche il blog: lo sfoglio sempre volentieri. (V. Marini)
- Fondamentale. (Carnalità saffica)
- Il mio computer si sganascia. (S. Hawking)
- Vorrei non essere morto solo per leggere il post-necrologio su di me.(M. Jackson)
- La mia carriera ne è stata sempre ispirata. (M. di Milwakee)
- EEEEEEEEEEEEEEEEEHHHHHHHHH!!!!!(J. il Fenomeno)
- L'ho bruciato appena finito di leggerlo. (J. Hendrix)
- Posso paragonarlo solo ad un culo. (T. Brass)
- Spinoza? Non ridevo così dal terremoto de L'Aquila. - (G. Bertolaso)
- Vorrei una casa con l'affaccio sulla copertina. - (C. Scajola)

martedì 18 maggio 2010

capillari

La lite scoppiò all'improvviso, seguendo il solito copione, alimentandosi man mano di rancore, insofferenze e malumori fino ad allora malamente soffocati. Come sempre la dialettica di lui prevalse dopo poco. Su questo indubbiamente ci sapeva fare, accompagnando ogni stoccata con la sua voce forte, addirittura impetuosa. Il cliché prevedeva l'ammutolimento di lei, ed anche questa volta si ripetette tutto, come dopo l'ennesimo ciak sempre più stanco e debole. Lei era rannicchiata debole e spaurita nel divano, in cerca di una protezione che paradossalmente la rendeva più vulnerabile ed esposta. La rabbia controllata di lui era al culmine, quasi in un esercizio manieristico di dominio. Ma ad un tratto lui sentì un calore liquido scorrergli dal naso sul labbro e giù fino al mento. I suoi capillari si rivelarono la sua parte più debole, in quel momento. Vacillò, impreparato a questo colpo, arrivato inaspettatamente dalla fragilità del suo naso. Si sedette, spaurito e un po' imbarazzato. Lei accorse, immediatamente, così come le dettava l'istinto. Prese un fazzoletto e lo premette con delicata cura sul naso ferito. La prima frase che disse, dopo qualche minuto, fu “non preoccuparti, passa subito, è una sciocchezza”. Lui non capì mai a cosa si riferisse veramente.

sabato 8 maggio 2010

spoiler 2

Clausura
Una giovane ragazza inquieta (Giovanna Mezzogiorno), rampolla di una nobile famiglia, viene costretta alla clausura dopo un fidanzamento fallito. Nel silenzio irreale del convento, la novizia non può parlare, né tantomeno strillare. Il film è una incalzante sequenza di scene in cui la Mezzogiorno cerca di isolarsi dal resto delle consorelle per poter berciare a tutto spiano come un macaco. La cella, la dispensa, il chiostro, ogni angolo del convento è il luogo ideale per emettere sibili ultrasonici e ultraisterici, fastidiosi e assordanti. Nulla può impedire alla Mezzogiorno di urlare, manco la clausura!

Giorni mediocri
Una coppia in crisi in cerca di identità. Alle soglie dei quarant'anni, Livia (Margherita Buy) e Leo (Claudio Bisio) sono insoddisfatti di tutto, della loro vita mediocre, dei loro amici mediocri, del loro rapporto mediocre, del loro lavoro mediocre e della carta da parati a fiori in salone, mediocre anch'essa. In balìa di questa mediocrità soffocante decidono di separarsi, nonostante abbiano dei figli adolescenti, mediocri anche loro però. Per fortuna la loro mediocrità li porta a fallire anche il divorzio e, in un finale catartico, la famiglia riunita si ritrova a cantare insieme una canzone di Biagio Antonacci in coda al casello autostradale di Firenze Signa.

Sol dell'avvenire
Film che segna il ritorno di Nanni Moretti alla regia. Storia di un regista in forte crisi di idee che scrive un film su un regista in fortissima crisi di idee. Cameo di Massimo D'Alema.

Quanto stavamo meglio
La dorata rievocazione degli anni '70, quando l'impegno politico era impegno politico, si andava a letto dopo Carosello, le pesche erano più dolci e i film sugli anni '70 non dovevano rievocare nulla. Un adolescente sognatore vive la sua età immaginando quando avrà 45 anni e potrà finalmente ripensare a quel periodo con delicata e tenera nostalgia.

Giulio Cesare
Primo kolossal italiano dopo decenni. Finanziato dalla Medusa, racconta in maniera filologicamente impeccabile l'ascesa al potere di Giulio Cesare, impersonato da uno Scamarcio, più intenso ancora del film su Mussolini. Ingente l'investimento economico profuso dalla produzione che non ha badato a spese per il cast internazionale: Antonio Banderas nel ruolo di Marcantonio, Penelope Cruz nel ruolo di Cleopatra e il Rio delle Amazzoni nel ruolo del Rubicone. Per la scena dell'assassinio, usate diecimila comparse, anche se le comparse non si distinguevano da quelli che erano in fila per dare una coltellata a Scamarcio.

spoiler

In anteprima le trame dei film italiani della prossima stagione cinematografica. Se non volete sapere come muore Scamarcio nel film biografico “Mussolini”, cambiate blog o bendatevi.

Nella stanza tua c'è ancora il letto come l'hai lasciato tu
Ennesimo film generazionale basato su una frase di una canzone. Ambientato negli Ottanta, è la storia un alunno delle elementari (uno spumeggiante Nicholas Vaporidis) che perde a testa per la bidella della scuola (l''avvenente Lucilla Schiapparelli, al suo esordio) e fa di tutto per ottenere la sua attenzione. Alla fine, dopo aver incendiato, allagato, vandalizzato, sodomizzato, svaligiato la scuola, riesce a coronare il sogno d'amore con l'approvazione della classe (un mimetico Alex Spaccasassi impegnato in ventidue ruoli diversi) e la malcelata gelosia del maestro Rulfoni (interpretato da Ale&Franz). Colonna sonora d'epoca con gli indimenticabili brani delle compilation Hot Shot '80 (volumi 1,2,4,7,9,12, 34).

Mercato nero
Prova d'autore di Pupi Avati che ambienta il suo film nella settimana dal 7 al 14 marzo del '42, unico lasso di tempo degli anni '40 non ancora coperto dalla sua filmografia. Avati riesce come sempre a far recitare sapientemente insieme attori di alto profilo e neofiti del grande schermo. Accanto ad un magistrale Carlo Delle Piane, appaiono anche Amadeus, Osvaldo Bevilacqua, Mal dei Primitives, Fiordaliso e il Gabibbo nel ruolo del podestà fascista del paese. La trama narra di una famiglia contadina alle prese con la difficoltà di approntare il banchetto di nozze della figlia minore. Però le nozze sono fissate il 4 luglio, quindi non si sa come va a finire.

Pulisciti la bava
Seguito di “Baciami ancora”, è il capitolo finale della trilogia di Muccino. Cast confermatissimo, ad eccezione di Stefano Accorsi che aveva già prenotato una vacanza al Club Med delle Seychelles con Laetitia Casta e, ehm, sapete... La combriccola di amici si ritrova alle prese con i problemi della loro generazione perduta: come tenere il giardino della villa all'Olgiata sempre all'inglese, azzeccare la cera per la carrozzeria della Volvo, la voglia di fuga da tutto ciò.

Benito!!!!
Biografia del Duce, impersonato da un intensissimo Riccardo Scamarcio. Nel film viene affrontato l'aspetto umano di Mussolini, il suo amore per il jazz, per i gerani e per le stampe di oggetti dalle forme antropiche. Apprezzata la prova di Scamarcio che per prepararsi adeguatamente al ruolo è ingrassato e ha dichiarato guerra all'Albania. Il finale di piazzale Loreto è stato girato con un trucco cinematografico sofisticato: Scamarcio era in piedi normalmente, è stata rovesciata la pellicola in fase di montaggio.

martedì 27 aprile 2010

l'estate sfinisce presto

- Alcune donne non vedono l'ora che arrivi l'estate per poter schiacciare i punti neri sulla schiena dei loro compagni.

- Il mare è senz'altro preferibile al lago. Se non altro non si corre il rischio di ritrovarsi davanti George Clooney in vestaglia.

- In realtà la musica sparata a tutto volume sulle spiagge è un deterrente agli sbarchi clandestini.

- Che snob gli intellettuali radical chic! Addirittura lanciare la moda di andare al mare in Umbria...

- Le mamme che chiamano! Keviiiiin! Samueeeeeel! Sueeeeemi! Mi piace immaginare che i bambini abbiano degli pseudonimi che usano solo in spiaggia.

- Proverò a mettere la sabbia e la crema solare nei panini direttamente a casa.

- "Dai giochiamo a racchettoni! Tu ti metti ad Alassio, io a Maratea!"

- Chi disegna le fantasie dei teli da mare? Elton John?

- Alcuni ci mettono talmente tanta foga nel piantare l'ombrellone che mi aspetto un'imprecazione in australiano, prima o poi...

- Sono stato un anno in vacanza a Rimini. Molto bello anche se non sono riuscito a vedere tutto. Pare che addirittura ci sia il mare...



sabato 24 aprile 2010

nello specchio

al tempo in cui gli attori erano divi, lui era un divo. i suoi tratti marcati si potevano distinguere ovunque, sui cartelloni, al cinema e in tutti quegli altri luoghi dove la gioventù e la bellezza paiono essere eterne. all'epoca non aveva tempo per pensare ad invecchiare e quando avvenne fu in un colpo solo, dopo che la fama traslocò su altri volti. adesso girava anonimo per la città e ogni sguardo incrociato era accompagnato dal dubbioso desiderio che l'avessero riconosciuto. ma al passato non ci badava più di quanto fosse sopportabile. era come se la giovinezza fosse parte della recita e, finita la scena, non restava che chiudersi in camerino e togliersi il cerone con movimenti lenti e accurati. il suo ultimo camerino era il dignitoso bagno della sua casa in un quartiere una volta distinto. amava restare a lungo chiuso là dentro, perfino delle ore. usciva dalla doccia, con il vapore che aggrediva le pareti. da una giusta distanza si guardava allo specchio, indugiando su quei particolari fisici che non aveva ancora mai notato. si voltava un po' a destra, un po' a sinistra, sempre di tre quarti, come se fosse ancora pienamente padrone della postura, del gesto. poi nuovamente immobile di fronte allo specchio coperto dal vapore. ogni tanto qualche goccia scivolava lenta sulla superficie, dando l'impercettibile impressione di un pianto sommesso.

venerdì 9 aprile 2010

non era destino

i due si ritrovarono casualmente accanto nella metropolitana affollata del lunedì mattina. un'indecisione di troppo nella scelta di una camicia, una scarpa slacciata, scegliere un vagone diverso... avevano schivato troppe variabili che avrebbero impedito l'incontro. ma non era importante pensarci adesso. ora che erano ad una distanza estremamente ridotta, la distanza giusta per indugiare qualche istante in più sulle sporgenze corporee dell'altro. gli sguardi invece si cercavano più nei rimbalzi dei finestrini che direttamente, perchè la vera intimità delle persone giace in fondo agli occhi. continuarono così per diverse fermate, sfruttando le ondate delle persone che entravano per strappare qualche ulteriore centimetro al pudore. adesso finalmente si guardavano, sebbene un po' impauriti, quasi per implorare l'altro a trovare un pretesto, una banale frase per dare concretezza a quello sfiorare di corpi. ma l'indugiare è troppo lungo e uno dei due è costretto a scendere per consegnarsi alla sua vita di tutti i giorni. si vede che non era destino.

sabato 27 marzo 2010

mi piace il presepe

Da bambino preparavo il presepe con mio padre. Ogni anno anticipavamo sempre un po' di più sui tempi canonici la realizzazione. Se non fosse intervenuta la pubertà a distogliermi dal presepe, immagino che saremmo arrivati a mettere i pastorelli al ritorno dalle vacanze estive. Il nostro scenario in cui far rivivere l'evento della nascita era una sfida sfacciata alle leggi della statica. Un pregiato mobile fungeva da scheletro, due cassette da frutta irte di chiodi ravvivavano il paesaggio, montagne di carta dalla fantasia “tuta mimetica da marine” coprivano tutto come una pelle. E la Palestina di duemila anni fa era restituita nel suo splendore più autentico. Terminata la costruzione del luogo che nessuna deriva dei continenti avrebbe potuto concepire così precaria, passavamo alla distribuzione delle statuette. Il naturale conflitto tra padre e figlio toccava punte di lirismo tragico quando si doveva decidere dove piazzare i re magi o la locandiera. Gli strilli capricciosi servivano a poco: non volevo sentire ragioni e mio padre poteva piagnucolare fino all'Epifania! Quel pastore fuori scala doveva stare proprio lì accanto alla casetta microscopica e i cowboy a cavallo potevano sfrecciare in slalom tra le pecore e le palme. Il siparietto durava intere ore e si placava quando uscivamo a comprare nuovi personaggi per poter proseguire il litigio sulla loro posizione. Quando tornavamo a casa ed eravamo pronti a riprendere le schermaglie, trovavamo un presepe nuovo, perfettamente organizzato, credibile, con uno spazio scandito razionalmente ed ogni statuetta al posto che competeva per logica. Mia madre aveva ricomposto tutto in dieci minuti.

sabato 20 marzo 2010

Lui

Eppure ci sarà un momento in cui è solo, in cui anche l'ultimo dei cortigiani ha chiuso la porta, accostandola con devozione e accorata cautela. Un unico solo istante in cui la stanza da letto non è riempita dalla pelle nuda che riveste ragazzine fragili e sognatrici. Il silenzio e la solitudine per poter riflettere. Non c'è necessità neanche di uno specchio, perchè questo rimanda solo un'idea, un progetto di persona, pensato esclusivamente al futuro per esorcizzare il tempo. In quell'attimo di raccoglimento, che ogni essere umano esige a buon diritto, dovrà necessariamente rivolgersi a se stesso con brutale sincerità. Una brevissima scossa, seguita da un brivido, poi il ridestarsi della coscienza vigile che gli impone la parte da recitare ossessivamente ogni giorno, con chiunque. E immediatamente dopo la necessità disperata di chiamare qualcuno.

lunedì 15 marzo 2010

insonnia

Poi c'era la storia di quel ragazzino che di notte non riusciva a dormire e perciò era costretto a pensare. I suoi arabeschi mentali diventavano grovigli, troppo arruffati per la sua giovanissima età. Serviranno molti anni per sbrogliarne alcuni, anche se il rischio che, con l'età adulta, si creassero nuove e più insidiose matasse era quasi una certezza. Tra le sue più ricorrenti fantasie c'era l'interrogativo su dove fosse in quel momento la persona con cui avrebbe condiviso la parte più bella della sua esistenza. Ne immaginava il viso. Ma sebbene fosse uno sforzo vano, cercava di generare ogni possibile combinazione di nasi, occhi, capelli... Non dormiva anche lei? O era troppo piccola per essere desta a quell'ora? E se non fosse neanche nata? Sapeva, steso con gli occhi fissi sul soffitto buio, che questa curiosità sarebbe rimasta infruttuosa per decenni, ma giurò di portarsela dietro, silenziosa in un angolo della memoria, certo che un giorno se ne sarebbe ricordato e che l'avrebbe raccontata, in un'altra notte insonne, guardando negli occhi la persona che aveva già immaginato.

giovedì 11 marzo 2010

ritratto

Dovevo terminare un ritratto. Avevo iniziato pensando a determinare con robuste linee i tratti essenziali e da principio era un metodo che funzionava. Si chiama capacità di sintesi: poche linee forti e la fisionomia è resa verosimile. Invece col tempo ho iniziato, senza accorgermene, ad aggiungere sempre più particolari. Piccoli arabeschi, linee più fitte, tocchi di colore di una varietà inusuale, lo spessore del tratto sottile fino al tollerabile. Il ritratto assorbe e risucchia ogni nuovo apporto e subito ne richiede altri ed altri ancora. Sembra sempre di arrivare al limite. Lo spazio non potrà accogliere null'altro! È troppo saturo! Invece, quasi magicamente, riesco a trovare un angolo infinitesimale che esige di essere riempito. Sarei tentato di scoprire fin dove la mia abilità possa spingermi nella minuziosità. Deve pur esserci un limite prima di arrivare al concetto matematico di punto! Ma intanto la mia pazienza tenace mi permette di proseguire e ho la folle speranza di poter continuare questo ritratto all'infinito.

(a S.)

martedì 2 marzo 2010

il regalo

S. è appostato su una collinetta ben protetta e non è visibile dal basso. Domina la piccola valle di sotto e la scandaglia col mirino del suo fucile. Non è una giornata che partorisce buoni presagi ed infatti uno sparuto manipolo di nemici compare, ignaro della minaccia incombente. Non si potrebbe davvero definire S. una minaccia guardandolo, ma la postazione e la sua arma riabilitano il suo aspetto ordinario e dimesso. Non resta che mirare e sparare, cercando la precisione e l'efficacia. Ma chi uccidere per primo? Non che sia fondamentale, visto che creperanno tutti in pochi minuti, ma è comunque una scelta, una decisione, ed ha comunque un peso sulla coscienza del soldato. S. li passa in rassegna guardando le loro facce avvicinate nel mirino. Forse quel sottufficiale dall'aria tracotante e sicuramente ebbro di guerra. Ma la prima uccisione è quasi un regalo perchè è inaspettata e non lascia il tempo di spaventarsi abbastanza. Gli altri avranno modo di accorgersi del pericolo e del destino, e i più scaltri riusciranno perfino a rimettere i loro innumerevoli e pesanti peccati. E' qualcosa da meditare prima di eseguire questo tipo di scelta. Per cui S. decide per colui che gli sembrerà più innocente. Dopo aver osservato più volte le facce e i movimenti di ognuno, decide per un soldato semplice con la divisa troppo inadatta al suo viso spaurito. E' proprio vero che certi capitano per caso in una guerra. S. si apposta meccanicamente come migliaia di volte ha già fatto, trattiene il respiro per restare fermo e recapita quello che ritiene essere l'unico regalo possibile nelle sue attuali condizioni.

sabato 27 febbraio 2010

vipsssssss

- Si dice che Maurizio Costanzo sia un pervertito. Farebbe spogliare la Barale e la De Filippi, le farebbe accomodare sul letto e poi andrebbe in salotto a guardare la registrazione di un suo show.

- Beckham adora lo stile e l'eleganza. Veste Armani. E a volte lui gli permette di lucidargli anche le scarpe.

- Sul calendario Maya che prevede la fine del mondo ci sono le foto di Sandra Milo nuda.

- Sono passati quasi due anni da quando Lapo ha capito che la Fiat fa macchine.

- Al Bano e Romina, quando i loro figli furono cresciuti abbastanza, li misero al corrente di una dura verità: non li avevano adottati.

- Ramazzotti è costretto a fare molti album a causa del divorzio con la Hunziker. Non sono tanto gli alimenti a pesare, quanto il filo interdentale.

- Se penso che in ogni nazione c'è uno uguale a Gerry Scotti...

- Cordoglio nel mondo della musica. Due giorni fa sono morti i denti di Freddy Mercury.

- La faccenda di Morgan è tristemente ammonitrice. Ti droghi e ti ritrovi a fare l'ospite televisivo.

lunedì 22 febbraio 2010

post it

Sabato mettevo ordine tra le mie carte e tra due bollette è spuntato fuori un post it giallo. Il bordo adesivo era consumato, segno di un suo effettivo utilizzo. Il messaggio riportato era evidentemente mio, una normale comunicazione tra persone che vivono insieme. Ho tentato invano di ricordare il momento in cui l’ho scritto, lo stato d’animo che accompagnava la mia penna mentre scorreva sulla superficie giallognola e se il messaggio ha poi effettivamente obbedito alla sua banale funzione. Pur sforzandomi, non ho saputo ricavarne nulla. Resterà la testimonianza inespressiva di un frammento di vita coniugale insignificante, uno di quei numerosi attimi ed episodi che si accalcano durante gli anni e che, nonostante la loro inconsistenza, sono la sostanza delle vite delle persone. Decido di salvarlo dalla distruzione e di legarlo per sempre al ricordo della persona a cui era destinato. Sul biglietto è scritto, in blu, “non aspettarmi”.

mercoledì 17 febbraio 2010

perchè sanremo?

- Sul palco anche Emanuele Filiberto di Savoia.
O era uno a cui stavano compiendo la manovra di Heimlich.

- Il vestito della Clerici.
Uno splendido esempio di land art.

- In onda la prima serata di Sanremo.
Intercettate telefonate di telespettatori che si divertivano.

- Droga: la Clerici augura a Morgan di uscirne al più presto.
Poi però la puntata va avanti.

- Emanuele Filiberto eliminato ma potrà essere ripescato.
Con apposito decreto.

martedì 16 febbraio 2010

l'ultima ora

(Un uomo rientra a casa. Accende la luce e trova uno sconosciuto che lo aspetta puntandogli una pistola)

- Chi è? Cosa ci fa a casa mia?
- Sono un killer. Mi hanno ingaggiato per eliminarla.
- Posso sapere chi la paga?
- Non lo so nemmeno io. E poi non ha molta importanza, tanto tutto il guadagno va via in tasse.
Fatto sta che devo farla fuori. Facciamo in fretta, cortesemente, perchè ho il cinema stasera e mi scoccia entrare al secondo spettacolo.
- Ma... scusi. Avrei tutto il diritto di sapere chi mi odia a tal punto e per cosa devo morire. Abbia pazienza lei. Il film lo può vedere già iniziato. Nei primi minuti poi non succede mai nulla.
- Ripeto. Non so chi mi assolda. E' uno scrupolo professionale. Le committenze sono segrete per ovvi motivi. Ricevo le istruzioni su come e dove e una sua foto. Basta. Tra parentesi, viene male in foto. Ho faticato a riconoscerla.
- Spero non sia questo il motivo... Mi fa almeno togliere il soprabito? Detesto essere ucciso se non sto comodo. Il massimo sarebbe poter mettere anche le ciabatte.
- Glielo sconsiglio. Eviterebbe il fastidio di mettere le scarpe a chi deve occuparsi della vestizione del cadavere. E comunque inizio a perdere la pazienza.
- Se la perde completamente che fa? Mi uccide?
- Non la ammazzerei mai per questioni private o per uno scatto d'ira dovuto ad impazienza. Stenterà a crederlo ma sono un professionista scrupoloso, mi piace fare tutto bene. E non ho mai ritardato le esecuzioni neanche di cinque minuti. Per cui...
- Mi chiedevo se le saltassi addosso togliendole l'arma.
- Sarebbe una mancanza di rispetto notevole. Lei ha appena finito la giornata di lavoro, mentre io no. Vuole lasciare un ricordo così meschino ad amici e parenti? Cosa penserebbero di lei se sapessero che prende in giro i lavoratori?
-
Ha ragione, mi scusi. Soffrirò?
- Non si preoccupi, sarò talmente delicato che mi ringrazierà.
- Di questo gliene sono grato. Appendo il cappotto e andiamo di là.
- La seguo.
-
Grazie mille.

(Pum! Pum! Appena in tempo per l'inizio del film)



giovedì 11 febbraio 2010

guido piano

- Indagato Bertolaso: aveva dichiarato in "ottima salute" impianti fatiscenti.
Non avrà problemi a trovare "lussuosa" la sua futura cella.

- Bertolaso pronto a dimettersi.
Sospese anche le calamità fino alla nuova nomina.

- Corruzione dilagante nella Protezione Civile.
Sguazzare nelle catastrofi li fa sentire ancora più ricchi.

- Con lo scandalo Bertolaso, la corruzione torna alla ribalta.
Fa parte delle celebrazioni in onore di Craxi.

- Il sistema di corruzione era legato ai "grandi eventi".
Peccato che il terremoto de L'Aquila non si tenga ogni quattro anni.

- Va dato atto a Bertolaso di aver gestito bene i rifiuti.
E non si intende la spazzatura di Napoli.

- Appalti gonfiati anche per gli impianti dei Mondiai di nuoto.
Gli atleti hanno nuotato in piscine di Perrier.



martedì 9 febbraio 2010

la goccia

Verso dell'acqua in un bicchiere. Fino quasi all'orlo. Mi fermo e penso fino a dove posso riempirlo, per cui procedo con cautela ad aggiungere altro liquido. Il livello è quasi al limite, percepisco la forza delle molecole aggrappate l'un l'altra per evitare l'imbarazzo della caduta. Adesso una goccia per volta per vedere fin dove la tensione della superficie può reggere. Un'altra. Un'altra. Finalmente quest'ultima rompe l'equilibrio e il contenuto del bicchiere trabocca arrendevole. So che la goccia è ritenuta l'unica responsabile del danno dal resto dell'acqua. In un primo momento non si potrebbe non condividere. Poi rifletto e considero che la colpa potrebbe essere soprattutto del recipiente, non abbastanza capiente da raccogliere un'ulteriore goccia. O di tutte le altre gocce, la cui somma ha portato il livello fino a quel punto. Oppure della stessa natura dell'acqua, così flebile nei legami. Infine considero anche l'ipotesi che la colpa di tutto potrebbe essere mia, per aver ordito un gioco così inutile eppure così crudele.

venerdì 5 febbraio 2010

benedizione

Vent'anni di carcere. Nelle prigioni di qui un solo giorno vale vent'anni. L'aria che arriva nelle celle è già stata consumata passando attraverso l'umidità tropicale, la muffa delle pareti e attraverso migliaia di polmoni disperati. Come i miei. Capite ora il peso che i condannati danno all'ora d'aria ed anche alla definizione stessa che fa percepire l'esiguità di quel tempo, che scorre più veloce dei respiri. Millequattrocentosessantadue ore d'aria che equivalgono a millequattrocentosessantadue giorni. Tutti uguali qua dentro. Li ho contati perché non avevo molto altro da fare. Poi l'inaspettata salvezza dal cielo. Ha usato ironicamente la terra per aiutarmi, il cielo, sconvolgendola dal più profondo, squassando tutto senza riguardo, abbattendo come pasta frolla la mia prigione e uccidendo tutti quelli che potevano impedire la mia fuga. So in cuor mio che è un regalo che lassù hanno riservato proprio a me. Dio conosce metodi imprevedibili per raddrizzare le ingiustizie. Lo ringrazierò e onorerò finché campo per questa benedizione. Adesso vago libero tra le macerie e i corpi in putrefazione, godendomi questa libertà inaspettata e un po' acre.

giovedì 4 febbraio 2010

polonia

Sabato pomeriggio di svacco. Guardo uno di quei programmi sui viaggi che hanno come messaggio essenziale "statevene pure comodi a casa, viaggiamo noi per conto vostro". Si parla di spettacolari sortite in Polonia. Non ho mai riflettuto abbastanza su questa panciuta nazione appollaiata lassù in alto. Cerco qualche informazione integrativa su internet e scopro che:
"La Polonia è la più grande produttrice di cattolici e di patate, cattoliche anch'esse. Storicamente la sua posizione geografica ha procurato numerosi svantaggi, in quanto confina con due stati come Germania e Russia. Un po' come se alle elementari vi avessero messo nel banco tra Tyson e Bin Laden. Il paese, pur facendo parte del patto di Varsavia, ha sempre conservato una notevolissima connotazione cattolica, salvaguardando sempre questo instabile equilibrio. Nella cittadina di Szrszcwoscz fu innalzata una statua di Stalin col vestito della prima comunione, le suore polacche indossavano il colbacco al posto del velo e il 1° maggio per le parate militari sfilavano i boy scout. In questi ultimi anni l'orgoglio nazionale polacco si è coagulato attorno alla figura di Giovanni Paolo II. Solo a Varsavia a lui sono dedicate 22 vie, 16 piazze, 46 scuole, 2 stadi, 15 teatri, 6 locali di lapdance... i postini, scoraggiati, lasciano tutte le lettere davanti alla cattedrale e i cittadini vanno a ritirarsele da soli." E' deciso: la prossima estate la passerò in Polonia!

lunedì 1 febbraio 2010

avvisaglie domestiche

È il momento di verificare la data di scadenza dei biscotti, quando sulla scatola c'è l'immagine della carrà con i capelli ricci e scuri.
È il momento di mettere ordine nell'armadio, quando non ti stupiresti di trovarci un topless bar dietro un'anta.
È il momento di fare la spesa, quando il cibo che hai in casa non potrebbe essere combinato neanche da un cuoco inglese.
È il momento di sbattere il materasso, quando vieni svegliato dal russare degli acari.
È il momento di comprare la carta igienica, quando sei arrivato alla voce “Zanzibar” dell'enciclopedia.
È il momento di buttare i giornali, quando in prima pagina si esulta per il trionfo di Alessandro Natta al congresso.
È il momento di stirare i vestiti, quando cominci a camminare come l'omino di latta del Mago di Oz.
È il momento di dar da mangiare al pesce rosso, quando senti dall'acquario una fisarmonica che improvvisa “Besame mucho”.
È il momento di sbrinare il frigo, quando te lo ritrovi tra le località candidate ad ospitare le prossime olimpiadi invernali.
È il momento di spolverare, quando casa tua ti sembra un filmato di propaganda della DDR.

mercoledì 27 gennaio 2010

indecisioni parallele

Due persone comuni percorrono la stessa stretta strada in senso contrario. Sapere dove sono diretti non è importante. Le loro traiettorie si incontrano ad un punto della strada, non permettendo a nessuno dei due di passare. La persona proveniente da destra si sposta per far passare lo sconosciuto che ha di fronte. Ma nel medesimo istante anche la seconda persona si sposta per agevolare l'altro. È necessario, a questo punto, che uno dei due si accosti mentre l'altro resta fermo. La prima persona mantiene la posizione ma è la stessa idea che è passata in mente alla seconda, per cui si richiede un altro tentativo. Un nuovo spostamento contemporaneo e le due persone si ritrovano nel medesimo stallo. Ci riprovano ma falliscono. Ancora. E ancora. Servirebbe un difetto di sincronizzazione dei pensieri che al momento non avviene, per cui nessuno dei due è ancora riuscito a passare.

lunedì 25 gennaio 2010

l'evidenza del panino

La mia cena giace sul tavolino spoglio. Non mi va più. È un panino col prosciutto ed è già addentato. Ne osservo la dura evidenza. È qualcosa che fa parte della mia vita, è a suo modo necessaria, ma tra un quarto d’ora sarà dimenticata. È stato così anche per tutti gli altri panini precedenti. Buttati giù, sfruttati per la loro immediata dose di calorie e dimenticati. Questo panino ho deciso di tenerlo a mente più a lungo, probabilmente diventerà l’universale per tutti i suoi simili passati e per quelli che verranno. I morsi ne hanno lasciato scoperta la struttura, rendendolo indifeso ed osceno, isolato dalla sua funzione specifica. La sua perfezione (fette di pane che combaciano, prosciutto che non deborda) è durata pochi secondi, devastata dal primo morso. Continuo a guardare con scrupolo le curve del pane, il colore rubino dell’affettato e il gioco di ombre sulla superficie. Vorrei poter andare oltre e ricordarmi la forma di ogni briciola. Quanto si può andare a fondo nell’osservazione di un oggetto? La mia concentrazione mi spinge fin quasi ad alienarmi e a non riconoscere il giusto peso da dare alle cose inutili. Il telefono per fortuna squilla e mi ridesta. Rispondo. Riattacco. Prendo il panino. Lo avvolgo nella carta e lo butto. Esitando un po’.