martedì 27 aprile 2010

l'estate sfinisce presto

- Alcune donne non vedono l'ora che arrivi l'estate per poter schiacciare i punti neri sulla schiena dei loro compagni.

- Il mare è senz'altro preferibile al lago. Se non altro non si corre il rischio di ritrovarsi davanti George Clooney in vestaglia.

- In realtà la musica sparata a tutto volume sulle spiagge è un deterrente agli sbarchi clandestini.

- Che snob gli intellettuali radical chic! Addirittura lanciare la moda di andare al mare in Umbria...

- Le mamme che chiamano! Keviiiiin! Samueeeeeel! Sueeeeemi! Mi piace immaginare che i bambini abbiano degli pseudonimi che usano solo in spiaggia.

- Proverò a mettere la sabbia e la crema solare nei panini direttamente a casa.

- "Dai giochiamo a racchettoni! Tu ti metti ad Alassio, io a Maratea!"

- Chi disegna le fantasie dei teli da mare? Elton John?

- Alcuni ci mettono talmente tanta foga nel piantare l'ombrellone che mi aspetto un'imprecazione in australiano, prima o poi...

- Sono stato un anno in vacanza a Rimini. Molto bello anche se non sono riuscito a vedere tutto. Pare che addirittura ci sia il mare...



sabato 24 aprile 2010

nello specchio

al tempo in cui gli attori erano divi, lui era un divo. i suoi tratti marcati si potevano distinguere ovunque, sui cartelloni, al cinema e in tutti quegli altri luoghi dove la gioventù e la bellezza paiono essere eterne. all'epoca non aveva tempo per pensare ad invecchiare e quando avvenne fu in un colpo solo, dopo che la fama traslocò su altri volti. adesso girava anonimo per la città e ogni sguardo incrociato era accompagnato dal dubbioso desiderio che l'avessero riconosciuto. ma al passato non ci badava più di quanto fosse sopportabile. era come se la giovinezza fosse parte della recita e, finita la scena, non restava che chiudersi in camerino e togliersi il cerone con movimenti lenti e accurati. il suo ultimo camerino era il dignitoso bagno della sua casa in un quartiere una volta distinto. amava restare a lungo chiuso là dentro, perfino delle ore. usciva dalla doccia, con il vapore che aggrediva le pareti. da una giusta distanza si guardava allo specchio, indugiando su quei particolari fisici che non aveva ancora mai notato. si voltava un po' a destra, un po' a sinistra, sempre di tre quarti, come se fosse ancora pienamente padrone della postura, del gesto. poi nuovamente immobile di fronte allo specchio coperto dal vapore. ogni tanto qualche goccia scivolava lenta sulla superficie, dando l'impercettibile impressione di un pianto sommesso.

venerdì 9 aprile 2010

non era destino

i due si ritrovarono casualmente accanto nella metropolitana affollata del lunedì mattina. un'indecisione di troppo nella scelta di una camicia, una scarpa slacciata, scegliere un vagone diverso... avevano schivato troppe variabili che avrebbero impedito l'incontro. ma non era importante pensarci adesso. ora che erano ad una distanza estremamente ridotta, la distanza giusta per indugiare qualche istante in più sulle sporgenze corporee dell'altro. gli sguardi invece si cercavano più nei rimbalzi dei finestrini che direttamente, perchè la vera intimità delle persone giace in fondo agli occhi. continuarono così per diverse fermate, sfruttando le ondate delle persone che entravano per strappare qualche ulteriore centimetro al pudore. adesso finalmente si guardavano, sebbene un po' impauriti, quasi per implorare l'altro a trovare un pretesto, una banale frase per dare concretezza a quello sfiorare di corpi. ma l'indugiare è troppo lungo e uno dei due è costretto a scendere per consegnarsi alla sua vita di tutti i giorni. si vede che non era destino.