mercoledì 14 dicembre 2011

vade retro!

miscredenti che non siamo altro

http://espresso.repubblica.it/dettaglio/religioni-come-riderci-su/2168275

(giovedì 15 c'è la presentazione del libro alla libreria del palazzo delle esposizioni. seguira messa)

lunedì 28 novembre 2011

appuntamento al cinema

Il parrucchiere di Mykonos
Ennesima colonscopia all'interno dell'animo umano del regista turco-romano Ferzan Ozpetek. Franco, giovane parrucchiere (Paolo Poli) vive in un appartamento della grigia periferia romana insieme ai suoi due chihuahua Boy e George. Preso da una irrefrenabile e pazza, pazza voglia di abbandonare la cupa realtà metropolitana, e indossati i suoi occhiali con strass e la sua giacca con volant fucsia, parte in giro per il mondo alla ricerca del suo vero Io. Al ritmo di una azzeccatissima colonna sonora, con canzoni di Renato Zero, Bronski Beat e Village People, Franco capisce che la sua vera identità la può raggiungere solo col rapporto con gli altri. Giunto finalmente a Mykonos, Franco trova la sua definitiva dimensione e può finalmente fermare i suoi piedi, stanchi dal tanto camminare in quegli zatteroni a pois rosa. Splendidi i costumi di Dolce & Gabbana e intensi i cameo di Leo Gullotta, Leopoldo Mastelloni e Cristiano Malgioglio. Per la prima volta la critica plaude alla coraggiosa scelta di Ozpetek di allontanarsi dalle tematiche omosessuali.

La sera leoni

Il cinema tedesco si è sempre posto il problema di come rappresentare la propria tragica storia. Questa volta il difficile processo di autoanalisi passa per il film dell'emergente cineasta berlinese Kahn van Baubau che, spiazzando tutti, mette in scena la fine del Potere nella descrizione degli ultimi drammatici giorni del governo Schroeder. La pellicola, quasi un docufilm, investiga spietatamente il rapporto tra individuo e Fato, con una limpidezza e un gusto reperibile solo nei biergarten di Monaco. L'ex cancelliere tedesco è interpretato da un enorme Bruno Ganz, il cui estro ha saputo trarre fuori magicamente tutti i minimi tic di Schroeder: la mania di rosicchiarsi la cravatta, la smodata passione per la musica di Falko, il vezzo di portare le sopracciglia col codino. Il tambureggiante finale lascia il pubblico a bocca aperta per un quarto d'ora, sancendo così il nuovo record europeo di sbadiglio collettivo.

Natale alla Caritas

Per sfuggire al clichè di film lascivi e volgari, i cinepanettoni cercano di coniugare il divertimento per famiglie con la critica sociale e l'impegno. In Natale alla Caritas una coppia di dentisti Walter e Consuelo (Christian De Sica e Belen) cade in disgrazia economica dopo che Consuelo imbastisce una scappatella con Ernesto (Massimo Ghini), maresciallo della Guardia di Finanza il quale ricatta l'amante, ma al tempo stesso è ricattato dal fidanzatino della figlia minorenne (la sorella figa di Belen). La coppia è costretta a fatturare, iniziando a corrodere il ricco patrimonio di ville, pellicce, quadri, pavoni e banche d'organi. In prossimità del Natale e resisi conto di essere possessori solo di un cotechino e un litro di Gancia, Walter e Consuelo si recano alla Caritas dove dividono il loro povero cenone con tutti gli altri poveri ex evasori totali. Scoppiettante (in tutti i sensi) il finale col trenino di Capodanno ritmato a colpi di flatulenze da un ispiratissimo De Sica. Epiche alcune battute: "Marescia', posso scaricare la fattura?" "Sì, e fai in fretta che se sente già la puzza" - "Ma che è 'sta IVA?" "IVA... ffanculo!"

L'encomio del passero blu

La sorpresa del cinema indipendente arriva da questo gioiellino dell'esordiente regista afgano Pavlan Rankalkian, girato con pochissimi mezzi tecnici e con cineprese d'argilla. La vicenda narra del piccolo Kalar il cui unico giocattolo è il coperchio tagliente di una lattina di zuppa di cammello. I 90 minuti sono tutti incentrati nei tenerissimi e poetici tentativi di Kalar di giocare con il coperchio. Dopo aver provato a giocare a palla prigioniera, a Subbuteo, ai trenini, alle macchinine, Kalar scopre che l'unico gioco possibile è il frisbee. Di altissimo impatto emotivo sono le scene di Kalar e dei suoi amichetti impegnati in commoventi partite di frisbee col coperchio, con le immagini delle innocenti falangi che volano in aria riprese con un lentissimo rallenty. Parte dei proventi del film andranno ad Emergency che si impegnerà alla ricostruzione delle dita dei giovanissimi attori. Il passero blu del titolo non c'entra un cazzo con la vicenda ed è un libero inserimento della potentissima lobby dei traduttori dei titoli.

Everywhere

Un superlativo Sean Penn da Oscar dirige se stesso nella drammatica storia di Ernie, padre separato fallito che, oltre a perdere il rispetto del figlio, dei genitori, di alcune prozie e del giornalaio sotto casa, perde pure il suo lavoro di assistente alla poltrona in un ambulatorio veterinario. Pur di non far sapere la triste verità al figlioletto di sei anni (sempre interpretato dal multiforme attore americano), finge di continuare a lavorare e torna a casa con false radiografie di criceti, graffi autoprodotti, croccantini e palle di pelo sulla giacca. Quando una vicina di casa spiona (un irriconoscibile Sean Penn) spiffera tutto ai familiari riuniti per il giorno del Ringraziamento (interpretati tutti dall'ex marito di Madonna, tacchino compreso), Ernie ha un crollo psicologico e in un lunghissimo e travolgente monologo svuota tutto, chiedendo perdono al figlio, il quale glielo concede a patto di far presto ché il tacchino si fredda. Film dal forte impatto emotivo, per cui vi consigliamo di portarvi i fazzoletti o almeno di rubarli furtivamente al vicino di poltrona. Alcuni personaggi, nel secondo tempo, vengono interpretati da altri attori perchè Penn doveva recitare nel nuovo film di Oldoini.

martedì 19 luglio 2011

venerdì 8 luglio 2011

la doccia

nella mia quotidiana doccia serale spazzo con l'acqua tutto quello che in una giornata la mia città mi ha lasciato sulla pelle. con il bagnoschiuma avvolgo lo smog, la fretta, i suoni di sirene e allarmi, l'animosità negli spazi stretti della metro, le miserie celate dietro apparenze dignitose, la reciproca paura di persone innocue, l'odore dei bar, l'inaspettato e gratuito sorriso, le creme dell'eterna giovinezza, le attuali sconfitte dei poveracci e quelle future di gente ignara che lo diventerà tra poco, la scortesia, la polvere della terra delle aiuole abbandonate e il pulviscolo che sembra alzarsi dai monumenti, sospiri di impiegati e profumi dozzinali di donne stanche, l'impatto forte e speziato dell'immigrazione, le attese mattutine e le delusioni del tardo pomeriggio. che qui ogni cosa, anche la più astratta e improbabile, rilascia un odore che rimane addosso. nella grigiastra acqua che scorre svogliata nello scarico, vedo un'altra normale giornata di roma che se ne va.

giovedì 26 maggio 2011

una risata vi disseppellirà


- Berlusconi ha trovato una compagna per il resto della vita.
Coltiva arance.


- Berlusconi ha passato il Capodanno da solo.
Con lui c'erano Bondi, Cicchitto, Capezzone, Fede...


- Vicenza: anziana pestata con un crocifisso.
Ha incontrato la fede. Poi ancora. E ancora.


- Il sostegno di Renzi a Marchionne rischia di deludere tutti gli operai del PD.
Che appunto ne discutevano in ascensore.


- Marchionne ha un reddito annuale pari a quello di 6400 operai.
Lavorare meno, guadagnare uno.


- Napolitano consegna il tricolore ai sindaci di Roma, Firenze e Torino.
"Il rosso a te, il bianco a te e il verde a te."


- Tremonti: "La crisi economica non è finita".
Gli italiani non hanno mangiato abbastanza lenticchie a Capodanno.


- Eclissi: per qualche minuto la Luna nasconderà la Terra al Sole.
Poi, purtroppo per lui, saremo ancora lì.


- Un uomo disperato tenta il suicidio davanti al Quirinale.
Poi, ripensandoci, consegna la pistola a Napolitano.


- Piazzate delle cimici nella casa romana di Bossi.
Ma erano quasi sempre al bar.


- Le buste di plastica: sono nocive e non spariscono mai.
Praticamente sono Giulio Andreotti.


- Attentato contro la sede della Lega a Gemonio: due petardi e una scritta sul muro.
I leghisti non si faranno intimidire. Nè dai petardi, nè dalla scritta.


- Alcuni studiosi hanno scoperto una $ negli occhi della Gioconda.

- Pacchi bomba inviati alle ambasciate di Svizzera e Cile.
Forti sospetti sulle brigate anarchiche "Girare mappamondo puntare dito".


- Le uscite di Gasparri sull'arresto preventivo fanno pensare a quei regimi antidemocratici.
Come il Cile di Pinochet e l'Italia di Gasparri.


- Adriano fuori forma: lascia la Roma e torna in Brasile.
Ormai lo misuravano coi fusi orari.



(queste non le trovate certo nel libro che da oggi 26 maggio è nelle librerie, edicole e charcouteries di tutta Italia - www.spinoza.it)



giovedì 19 maggio 2011

una tragedia

Il lunghissimo ed estenuante tramonto di Berlusconi possiede toni ed apparenze da farsa, ma nella sostanza ha gli incontrovertibili segni della tragedia. Una tragedia autentica, come quelle dell'antica Grecia che coinvolgevano le riflessioni più dure sul destino umano. Quella di Berlusconi è la tragedia della vecchiaia, del timore di ogni uomo (per quanto potente e ricco) di scomparire e della presa di coscienza giorno per giorno di ciò. Vedersi sottrarre il tempo, un granello alla volta, e non riuscire ad opporsi. La stessa idea di futuro ne esce stravolta, quasi che un domani più remoto non possa esistere e neanche debba esistere. L'evidente disinteresse per quel che sarà molto dopo è l'eredità peggiore che ci lascerà il berlusconismo. Per cui, appena terminato il senso di indignazione provocato dall'ultima barzelletta, dall'ultimo insulto, dall'ultima sceneggiata, ricordiamoci che siamo di fronte ad una tragedia umana, forse a quella principale.

venerdì 6 maggio 2011

libertà

gli amici veri sono come il ritorno a casa dopo una giornata dura di lavoro: entri, ti liberi della rigidità della vita sociale, ti apri una birra e ti stravacchi sul divano.

http://www.youtube.com/watch?v=f8G39DZNUiw

giovedì 5 maggio 2011

emigranti

si va per mare finalmente. sarà un viaggio faticoso, soprattutto perchè saremo fermi e affamati, così potremo pensare a quello che troveremo al nostro arrivo. sappiamo che lì si sta bene, l'abbiamo saputo. sicuramente meglio di come stiamo qui, con la fame, la disperazione. ci tratteranno male, probabilmente ci manderanno indietro in malo modo, sputandoci addosso e maledicendo la tracotanza e la forza della nostra miseria. e quelli che resteranno finiranno per essere sfruttati nei campi o chi sa dove. e poi saranno loro a maledire chi li maledice, in un cerchio malato che l'uomo non riuscirà mai a disciogliere. ci chiameranno ladri e delinquenti, stupratori e assassini, ma questo non ci basterà per farci scappare e tornare indietro. la povertà fa terrore anche all'orgoglio. e per mare penseremo pure a ciò che lasciamo: padri anziani, madri, le nostre future vedove, i bambini appena nati e quelli che lo saranno quando saremo già stranieri. a loro tocca la disgrazia dell'abbandono e dell'attesa che a noi forse ci tocca benedire persino la morte in mare. eccoci qua, seduti in questa barca, tenace come tutti noi contro il mare avverso. questo spaventoso oceano, lungo secoli, gli stessi che separano la nostra terra futura da quella passata, la nostra cara italia.

mercoledì 20 aprile 2011

sguazzare nel tango

c'è una canzone di un famoso gruppo di tango moderno che si sente molto spesso in quegli ambienti rilassati e con vaghe aspirazioni di ritrovo di intellettuali, tipo locali per happy hour. la musica è piacevole, in alcuni frangenti quasi avvolgente e, per carità, io me ne lascio avvolgere senza opporre nessuna resistenza. nonostante l'abbia ascoltata negli anni svariate volte, l'altro giorno per la prima volta notavo che, durante l'esecuzione, il cantante ripete ossessivamente le parole "argentina, buenos aires". siccome non avevo molto altro a cui pensare, ho riflettutto che una canzone con un testo del genere è semplicemente idiota. è come se una canzone italiana avesse come unico testo "italia, roma" e nonostante ciò diventasse una hit popolarissima fra gli amanti degli aperitivi e degli happy hours. mi sono ripromesso che la prossima volta che mi capiterà di ascoltarla, se non potrò togliere l'audio o abbandonare di corsa il locale, almeno rivaluterò gli sforzi dei nostri bistrattati cantanti.

martedì 19 aprile 2011

pavidità

sabato sera silvia ed io siamo andati a teatro a vedere uno spettacolo scritto e diretto da un notissimo regista del cinema italiano. i biglietti erano stati prenotati tempo prima e c'era attesa anche grazie alla presenza nel cast di un notissimo attore del cinema italiano. tuttavia le quasi tre ore di noiosa rappresentazione ci hanno lasciato la netta sensazione di aver sprecato una serata. ne abbiamo parlato a lungo, trovandoci d'accordo nella stroncatura di una messa in scena così banale. il pomeriggio successivo, casualmente, incontriamo il regista a passeggio in bici con la figlioletta sull'aventino. silvia lo nota e lo saluta aggiungendo "ah, ieri abbiamo visto il suo spettacolo". lui ci ha sorriso e ha chiesto come fosse. l'occasione era unica: rispondere con una pernacchia, una parolaccia, una manciata di ghiaia, giusto per essere sinceri e schietti nel giudizio. ma, sarà stata la brezza dell'aventino, o il sorriso cortese del regista, o la scenetta familiare così tenera davanti a noi, non abbiamo trovato il coraggio necessario e gli abbiamo risposto "è stato bellissimo!".

giovedì 7 aprile 2011

scarpette bianche

Ricevette per il suo nono compleanno delle scarpe per giocare a pallone, ma non erano quelle tanto attese e richieste con l'amabile insistenza dei bambini. Erano semplici e bianche, di quelle che nel confronto tra coetanei possono essere lo spunto per sberleffi e prese in giro. Ma i suoi potevano permettersi quelle, lo sapeva, e le accettò con poco entusiasmo e un tipo di sentimento nuovo che solo dopo anni seppe chiamarsi rancore. Si vergognava molto di quel biancore assoluto ai suoi piedi, senza uno sbaffo colorato, senza un accenno di allegria spaccona che rende belle le scarpe a chi le indossa. Decise di disegnarci tre strisce per lato con il suo pennarello indelebile più colorato. Le disegnò dritte e perfette, mettendoci serietà, sperando che questo bastasse a proteggerlo dalle inevitabili risa dei suoi compagni di gioco. Dopo qualche anno, i suoi gli regalarono finalmente delle scarpe come si deve, colorate, belle, col profumo della gomma nuova. Ma questa volta il regalo lo depresse più dell'altro, perchè sapeva che i suoi piedi potevano starsene comodi solo a costo dei durissimi calli di chi aveva lavorato giorno e notte per poterle comprare. Successivamente si ritrovò per caso, facendo ordine tra le sue vecchie robe, le scarpe con le tre strisce disegnate. Prese un batuffolo di cotone imbevuto d'alcol e le spazzò via, cercando di rendere la pelle di quelle scarpe più bianca possibile.

mercoledì 30 marzo 2011

pulizia

Mi ritengo una persona accurata nell'igiene personale, per lo meno cerco di esserlo. La pulizia, oltre a rappresentare un enorme segno di rispetto per il proprio corpo e per la libertà olfattiva degli altri, è una delle maggiori cause che hanno condotto l'essere umano a vincere batteri nocivi e quindi a prolungare la vita. La doccia quotidiana e il regolare cambio di biancheria sono gesti per noi automatici, forse banali. Non dev'essere stato così fino a pochi decenni fa, al tempo delle nostre nonne. La scarsa disponibilità di acqua rendeva prioritarie altre esigenze: il dissetarsi, cucinare. Per questo l'approccio con l'igiene dei nostri avi potrebbe sembrarci bizzarro. Mia nonna, per esempio, mi ammoniva a indossare calze, mutande e maglia pulite nel caso avessi un incidente per strada e, condotto al pronto soccorso, i medici e gli infermieri si accorgessero, in mezzo a quel lago di sangue, che la mia biancheria virava più verso il giallognolo. Era un suo incubo ricorrente, visto l'estrema frequenza con cui si presentavano questi amorevoli consigli. Credo che il suo massimo orgoglio di nonna potesse essere, un giorno, quello di scrivere sulla mia lapide, dopo che fossi morto schiacciato da una macchina, "la morte lo colse pulito".

lunedì 7 marzo 2011

gli arrivi

è un periodo che frequento molto la stazione termini, soprattutto i primi binari, quelli che portano e allontanano da roma le persone del nord. conosco tutti i negozi, i chioschi dei giornali, gli squallidi chef express che sono incastonati molto poco discretamente nella vecchia struttura. addirittura ripeto mentalmente i jingle degli stacchetti pubblicitari in onda a ripetizione. mi chiedo come facciano quelli che lavorano lì a non impazzire. insomma, è un posto che suggerisce solo monotonia, stanchezza, tristezza per la separazione imminente, e la gioia per l'atteso arrivo verrà comunque assaporata altrove, nel bel mezzo della città, lontano da quei binari che sono il segno grafico della separazione e dell'abbandono. la desolazione secca di una stazione ferroviaria è solo riscattata da un fugace momento, che assaporo ogni volta: quando il tabellone degli arrivi, con uno scatto improvviso, impercettibile, segnala finalmente il binario del treno che si sta aspettando con tanta ansia. quel click lo avverto sempre con un sincronizzato e sublime piccolo brivido.

(a silvia, il mio brivido sublime)

martedì 15 febbraio 2011

cose perdute

da un po' di tempo mi stanno capitando molte cose belle, un po' per fortuna e un po' per abilità. ogni giornata è illuminata da qualcosa di cui andare fieri o essere estremamente soddisfatti. l'unica zona d'ombra in tutto questo è la consapevolezza che mio padre non abbia potuto partecipare e che si sia perso tutto. essendo profondamente convinto che lui non continui ad esistere in nessun grado di coscienza ultraterrena, mi consolo con la certezza che mio padre, tutte queste cose straordinarie che mi stanno capitando, le aveva già immaginate.

mercoledì 5 gennaio 2011

il fratello

è il fratello maggiore di una delle più grandi stelle sportive, ma da ragazzini era lui l'idolo. giocava con il 46 e, una volta diventato giocatore professionista, il glorioso fratello avrebbe scelto il 23 perchè riteneva di valere la metà. per dire che il cavallo vincente su cui si poteva puntare tutto era proprio lui. poi crescendo si imboccano dei sentieri imprevisti, lontani da quel percorso di luce che tutti pronosticavano. spesso non c'è un motivo particolare: un po' per sfortuna, un po' per indolenza. mai per vera incapacità. invece l'altro brucia tutte le tappe e arriva dove nessun altro nel suo sport è mai più arrivato. la star vola, vince, sbalordisce ed il fratello esulta genuinamente, saltando sulle tribune ad ogni giocata strabiliante, ad ogni punto. solo un piccolo istante di rimpianto, ingoiato in fretta. allora si risiede più lentamente, indugiando un po' in piedi e osservando tutta la folla che ha un unico sguardo fisso, immobile sul campo di gioco.