mercoledì 30 marzo 2011

pulizia

Mi ritengo una persona accurata nell'igiene personale, per lo meno cerco di esserlo. La pulizia, oltre a rappresentare un enorme segno di rispetto per il proprio corpo e per la libertà olfattiva degli altri, è una delle maggiori cause che hanno condotto l'essere umano a vincere batteri nocivi e quindi a prolungare la vita. La doccia quotidiana e il regolare cambio di biancheria sono gesti per noi automatici, forse banali. Non dev'essere stato così fino a pochi decenni fa, al tempo delle nostre nonne. La scarsa disponibilità di acqua rendeva prioritarie altre esigenze: il dissetarsi, cucinare. Per questo l'approccio con l'igiene dei nostri avi potrebbe sembrarci bizzarro. Mia nonna, per esempio, mi ammoniva a indossare calze, mutande e maglia pulite nel caso avessi un incidente per strada e, condotto al pronto soccorso, i medici e gli infermieri si accorgessero, in mezzo a quel lago di sangue, che la mia biancheria virava più verso il giallognolo. Era un suo incubo ricorrente, visto l'estrema frequenza con cui si presentavano questi amorevoli consigli. Credo che il suo massimo orgoglio di nonna potesse essere, un giorno, quello di scrivere sulla mia lapide, dopo che fossi morto schiacciato da una macchina, "la morte lo colse pulito".

lunedì 7 marzo 2011

gli arrivi

è un periodo che frequento molto la stazione termini, soprattutto i primi binari, quelli che portano e allontanano da roma le persone del nord. conosco tutti i negozi, i chioschi dei giornali, gli squallidi chef express che sono incastonati molto poco discretamente nella vecchia struttura. addirittura ripeto mentalmente i jingle degli stacchetti pubblicitari in onda a ripetizione. mi chiedo come facciano quelli che lavorano lì a non impazzire. insomma, è un posto che suggerisce solo monotonia, stanchezza, tristezza per la separazione imminente, e la gioia per l'atteso arrivo verrà comunque assaporata altrove, nel bel mezzo della città, lontano da quei binari che sono il segno grafico della separazione e dell'abbandono. la desolazione secca di una stazione ferroviaria è solo riscattata da un fugace momento, che assaporo ogni volta: quando il tabellone degli arrivi, con uno scatto improvviso, impercettibile, segnala finalmente il binario del treno che si sta aspettando con tanta ansia. quel click lo avverto sempre con un sincronizzato e sublime piccolo brivido.

(a silvia, il mio brivido sublime)