venerdì 28 maggio 2010

vederci chiaro

Mi sono soffermato per caso su un ricordo legato a mio padre, uno dei tanti giornalieri. Ero seduto nel banco della classe alle scuole medie. Gli occhiali li avevo rotti qualche giorno prima, distrattamente o per dolo forse, e la loro mancanza mi rendeva impossibile leggere alla lavagna le nozioni che avrei dimenticato la sera stessa. Durante la lezione mio padre entrò in classe, la attraversò col suo passo, così familiare a casa, così estraneo in una scuola. Avvertii lo stupore dei miei compagni, forse poco avvezzi a gesti così teneri, e il mio imbarazzo. A tredici anni si vorrebbe relegare i genitori fuori da quegli ambienti che odorano di ormoni e di voglia di emanciparsi dall'infanzia. Accolsi con un po' di vergogna l'accurata sistemazione degli occhiali risanati sul mio naso e sentii gli occhi di tutti addosso. Finito l'amorevole operazione, mio padre mi chiese se ci vedessi bene. Non risposi, ammutolito ed impacciato, riuscendo solo a fare un cenno che voleva essere di concedo per lui e di liberazione per me. Non sono mai più riuscito a dirgli che, sì, ci vedevo benissimo.

2 commenti:

  1. !SEMPLICEMENTE MERAVIGLIOSO!
    Turco Napoletano

    RispondiElimina
  2. non c'era bisogno che glielo dicessi: lui già lo sapeva.
    bellissimo ricordo.

    RispondiElimina