venerdì 5 febbraio 2010

benedizione

Vent'anni di carcere. Nelle prigioni di qui un solo giorno vale vent'anni. L'aria che arriva nelle celle è già stata consumata passando attraverso l'umidità tropicale, la muffa delle pareti e attraverso migliaia di polmoni disperati. Come i miei. Capite ora il peso che i condannati danno all'ora d'aria ed anche alla definizione stessa che fa percepire l'esiguità di quel tempo, che scorre più veloce dei respiri. Millequattrocentosessantadue ore d'aria che equivalgono a millequattrocentosessantadue giorni. Tutti uguali qua dentro. Li ho contati perché non avevo molto altro da fare. Poi l'inaspettata salvezza dal cielo. Ha usato ironicamente la terra per aiutarmi, il cielo, sconvolgendola dal più profondo, squassando tutto senza riguardo, abbattendo come pasta frolla la mia prigione e uccidendo tutti quelli che potevano impedire la mia fuga. So in cuor mio che è un regalo che lassù hanno riservato proprio a me. Dio conosce metodi imprevedibili per raddrizzare le ingiustizie. Lo ringrazierò e onorerò finché campo per questa benedizione. Adesso vago libero tra le macerie e i corpi in putrefazione, godendomi questa libertà inaspettata e un po' acre.

2 commenti:

  1. Mamma mia! Mattina di ferie, caffè, sigaretta e questo; un punto di vista inaspettato e, per di più, raccontato così.
    Grazie e complimenti

    RispondiElimina