lunedì 25 gennaio 2010

l'evidenza del panino

La mia cena giace sul tavolino spoglio. Non mi va più. È un panino col prosciutto ed è già addentato. Ne osservo la dura evidenza. È qualcosa che fa parte della mia vita, è a suo modo necessaria, ma tra un quarto d’ora sarà dimenticata. È stato così anche per tutti gli altri panini precedenti. Buttati giù, sfruttati per la loro immediata dose di calorie e dimenticati. Questo panino ho deciso di tenerlo a mente più a lungo, probabilmente diventerà l’universale per tutti i suoi simili passati e per quelli che verranno. I morsi ne hanno lasciato scoperta la struttura, rendendolo indifeso ed osceno, isolato dalla sua funzione specifica. La sua perfezione (fette di pane che combaciano, prosciutto che non deborda) è durata pochi secondi, devastata dal primo morso. Continuo a guardare con scrupolo le curve del pane, il colore rubino dell’affettato e il gioco di ombre sulla superficie. Vorrei poter andare oltre e ricordarmi la forma di ogni briciola. Quanto si può andare a fondo nell’osservazione di un oggetto? La mia concentrazione mi spinge fin quasi ad alienarmi e a non riconoscere il giusto peso da dare alle cose inutili. Il telefono per fortuna squilla e mi ridesta. Rispondo. Riattacco. Prendo il panino. Lo avvolgo nella carta e lo butto. Esitando un po’.

4 commenti:

  1. Woah! Il grande nel piccolo (tramite affettati, inoltre, valore aggiunto).
    Bello!

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  2. Essì, sei tre giri avanti al mondo :D

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  3. van deer gaz e waxen. è come prendere due medaglie d'oro alle olimpiadi.
    il prossimo post sarà sulla depilazione.
    :)

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  4. "La mia concentrazione mi spinge fin quasi ad alienarmi e a non riconoscere il giusto peso da dare alle cose inutili".
    Oddio, bellissima. Io do un peso enorme alle cose inutili, mi ci perdo, mi beo delle cose inutili. Anzi, le cose inutili sono l'anticamera della mia creatività.
    :)

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