mercoledì 22 settembre 2010

il rigore

una partita importante, probabilmente una finale. una di quelle partite che sancisce la gioia di una comunità e dispensa sconforto e delusione ad un'altra. le sorti dell'incontro sono ad un bivio decisivo. c'è un rigore. uno di quei pochi momenti in cui il gioco cessa di essere gioco e diventa lo specchio distorto di qualcosa di più serio. la colpa, il giudizio, la punizione, l'attesa, la ricompensa. il gol o l'errore diventano l'espressione definitiva della giustizia e, contemporaneamente, riportano il gioco all'esatta ed originaria dimensione di gioco. il rigore ha l'arrogante potere di sospendere il tempo, dilatarlo, distorcelo fino a farlo diventare un contenitore sporco di ogni tipo di egoistico sortilegio. il centravanti confida nel suo tiro e nelle sue finte, ma in cuor suo invoca dio affinchè gli conceda un'accortezza ulteriore. pensa di meritarlo, l'intervento sovrannaturale, lui cresciuto sui campi polverosi della parrocchia e da sempre devoto. ma il centravanti non è solo, ha una figura speculare di fronte, solitaria come lui in quel momento. anche il portiere prega, alternando la preghiera alla concentrazione necessaria per mortificare l'avversario. nei pochissimi secondi che precedono il fischio dell'arbitro, tocca a dio decidere in quale direzione dispensare il suo supporto, giustificando poi perchè spesso la sua misericordia sia così sbilenca, così asimmetrica.

3 commenti:

  1. Adesso immagino dio con il tabellone degli sponsor dietro, in una intervista a caldo.

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  2. se prendevo gli antistaminici avrei potuto contrastare questo post.

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