venerdì 3 settembre 2010

do not disturb

sì, mi piacciono le camere d'albergo. uno spazio che fornisce intimità e sicurezza, un simulacro di casa in territori estranei. apprezzo gli sforzi di chi si preoccupa di ricreare un'atmosfera casalinga, rassicurante: le tende colorate, le stampe sui muri, il bollitore per il tè. a volte, durante le rare pause che una vacanza o un viaggio concedono, mi sdraio sul letto appena rinnovato e immagino che quelle stesse sensazioni avvolgenti abbiano coinvolto (più o meno coscientemente) coloro che hanno condiviso con me quello stesso spazio, quegli stessi oggetti. e penso alle diverse infinite possibili riflessioni (tenere, nostalgiche, divaganti) scaturite dalla contemplazione di un quadro o di un cassetto aperto. una stessa stanza che contiene milioni di case.

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