lunedì 27 settembre 2010

le vite degli altri

succede di leggere le ultime pagine di un libro e piangere in un affollato bus metropolitano. forse le lacrime non sono scorse, ma il pianto è pianto anche quando è secco. il racconto dello scrittore di successo descriveva la malattia e la fragilità del primo premier spagnolo del dopo franco, adolfo suarez, così simile alla parabola esistenziale del padre dello scrittore. due uomini colti nel declino fisico, eppure così fieri e dignitosi, descritti con soavità il primo e con amoroso rispetto il secondo. queste dense pagine sono state lo specchio in cui si è affacciato il mio dolore e il ricordo di mio padre. non ci è dato sapere, vivendo e soffrendo, in quali curiose reazioni a catena ci si può infilare. un ex primo ministro spagnolo ignaro di legare la sua personale sofferenza a quella di uno scrittore spagnolo, ignaro a sua volta di essere diventato la causa di un episodio imbarazzante come quello che mi ha coinvolto sull'autobus cittadino. mi piacerebbe aggiungere un anello alla catena emotiva e magari offrire un aggancio privato e personale a chi ha appena finito di leggermi.

(dedicato a chi, seduta accanto a me in una pizzeria trentina, mi diceva "meno rigore, più vita vissuta")

5 commenti:

  1. ecco, aggancio effettuato, anche senza aver letto le pagine di cui parli: mi son bastate le tue parole.

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  2. Chi ha appena finito di leggerti si considera ancora anello della catena, nonostante faccia e abbia fatto di tutto per spezzarla. Ma è vita vissuta anche questa.

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  3. Le rifrazioni emotive che regala la pagina scritta si trasformano in un rumoroso scricchiolìo dentro di noi ogni qual volta si abbandona un libro. E, orfani del conforto della parola, ci resta in mano solo la fotografia nitida della nostra esperienza, spesso intrisa di striature dolorose. Le stesse che vedi guardandoti allo specchio o che leggi negli occhi delle persone che ti stanno accanto che, a loro volta, rimirano la loro fotografia nitida e piena di striature.
    Ci si tocca nelle parole e ci si sente vicini.

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  4. io giusto ieri sera pensavo ai legami che sbucano da chissà dove e che magari scopri dopo tanto, per caso, già forti.
    Certe sofferenze si somigliano e subito le riconosciamo per averle vissute, ecco perché queste sono esperienze imbarazzanti solo per chi le sta vivendo, in un autobus affollato, non per chi le raccoglie (grato, penso)

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  5. cosa ti avevo detto Serena?!? la Chiara scrive sempre le parole giuste. non una di più, non una di meno, non una diversa. come te.

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