giovedì 5 maggio 2011

emigranti

si va per mare finalmente. sarà un viaggio faticoso, soprattutto perchè saremo fermi e affamati, così potremo pensare a quello che troveremo al nostro arrivo. sappiamo che lì si sta bene, l'abbiamo saputo. sicuramente meglio di come stiamo qui, con la fame, la disperazione. ci tratteranno male, probabilmente ci manderanno indietro in malo modo, sputandoci addosso e maledicendo la tracotanza e la forza della nostra miseria. e quelli che resteranno finiranno per essere sfruttati nei campi o chi sa dove. e poi saranno loro a maledire chi li maledice, in un cerchio malato che l'uomo non riuscirà mai a disciogliere. ci chiameranno ladri e delinquenti, stupratori e assassini, ma questo non ci basterà per farci scappare e tornare indietro. la povertà fa terrore anche all'orgoglio. e per mare penseremo pure a ciò che lasciamo: padri anziani, madri, le nostre future vedove, i bambini appena nati e quelli che lo saranno quando saremo già stranieri. a loro tocca la disgrazia dell'abbandono e dell'attesa che a noi forse ci tocca benedire persino la morte in mare. eccoci qua, seduti in questa barca, tenace come tutti noi contro il mare avverso. questo spaventoso oceano, lungo secoli, gli stessi che separano la nostra terra futura da quella passata, la nostra cara italia.

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