Dovevo terminare un ritratto. Avevo iniziato pensando a determinare con robuste linee i tratti essenziali e da principio era un metodo che funzionava. Si chiama capacità di sintesi: poche linee forti e la fisionomia è resa verosimile. Invece col tempo ho iniziato, senza accorgermene, ad aggiungere sempre più particolari. Piccoli arabeschi, linee più fitte, tocchi di colore di una varietà inusuale, lo spessore del tratto sottile fino al tollerabile. Il ritratto assorbe e risucchia ogni nuovo apporto e subito ne richiede altri ed altri ancora. Sembra sempre di arrivare al limite. Lo spazio non potrà accogliere null'altro! È troppo saturo! Invece, quasi magicamente, riesco a trovare un angolo infinitesimale che esige di essere riempito. Sarei tentato di scoprire fin dove la mia abilità possa spingermi nella minuziosità. Deve pur esserci un limite prima di arrivare al concetto matematico di punto! Ma intanto la mia pazienza tenace mi permette di proseguire e ho la folle speranza di poter continuare questo ritratto all'infinito.
(a S.)
(a S.)
Non ti conosco, e non posso capire se questo scritto è una metafora o un'affermazione veritiera, ma c'era un che di poetico nel leggerlo.
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