Ricevette per il suo nono compleanno delle scarpe per giocare a pallone, ma non erano quelle tanto attese e richieste con l'amabile insistenza dei bambini. Erano semplici e bianche, di quelle che nel confronto tra coetanei possono essere lo spunto per sberleffi e prese in giro. Ma i suoi potevano permettersi quelle, lo sapeva, e le accettò con poco entusiasmo e un tipo di sentimento nuovo che solo dopo anni seppe chiamarsi rancore. Si vergognava molto di quel biancore assoluto ai suoi piedi, senza uno sbaffo colorato, senza un accenno di allegria spaccona che rende belle le scarpe a chi le indossa. Decise di disegnarci tre strisce per lato con il suo pennarello indelebile più colorato. Le disegnò dritte e perfette, mettendoci serietà, sperando che questo bastasse a proteggerlo dalle inevitabili risa dei suoi compagni di gioco. Dopo qualche anno, i suoi gli regalarono finalmente delle scarpe come si deve, colorate, belle, col profumo della gomma nuova. Ma questa volta il regalo lo depresse più dell'altro, perchè sapeva che i suoi piedi potevano starsene comodi solo a costo dei durissimi calli di chi aveva lavorato giorno e notte per poterle comprare. Successivamente si ritrovò per caso, facendo ordine tra le sue vecchie robe, le scarpe con le tre strisce disegnate. Prese un batuffolo di cotone imbevuto d'alcol e le spazzò via, cercando di rendere la pelle di quelle scarpe più bianca possibile.
La pupa e il secchione
2 mesi fa
mi ha commosso :)
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