lunedì 7 giugno 2010

zona cesarini

Quarti di finale del Mondiale di USA ’94: Italia – Spagna. Gli azzurri sono leggermente favoriti e si prevede una partita tiratissima. Roma è deserta come non si vedeva da anni (quattro per l’esattezza, cioè dai mondiali precedenti). Aspetto la mia ragazza dell’epoca a casa ma è in leggero ritardo e Baggio sta per battere il calcio d’inizio: arrivare in ritardo è un atto provocatorio sia verso di me che verso lo spirito patriottico, partendo da Cavour e finendo a Toto Cutugno. Campanello! Finalmente! Il trillo assomiglia in modo inquietante all’attacco di Fratelli d’Italia. O è solo la mia suggestione. Lei entra ma non la degno di uno sguardo perché Evani si sta involando sulla fascia. Sento che resta in piedi accanto a me. Approfitto di un fallo laterale per darle la prima occhiata: ha le ginocchia completamente ricoperte di sangue. Oddio, ma che hai fatto? Ma come mai? Ma proprio oggi? Non puoi smettere di sanguinare per una novantina di minuti? Come hai osato cadere per strada prima di un quarto di finale? Sono ventiquattro anni che cammini e ancora non hai imparato bene? La ricopro di domande, sbigottito ed incredulo, soffocando la rabbia. Recupero un minimo di razionalità e capacità logica e, attendendo un momento di stanca e melina sulla trequarti, controllo il mio armadietto delle medicine. In realtà è un portamatite e contiene solo due aspirine, scadute a luglio ’82… Ma possibile che tutto concorre a ricordarmi il Mondiale? La disperata corsa contro il tempo affina la mente e propongo medicamenti alternativi, come la maionese. D’altronde la maionese è un potente antibatterico. Avete mai sentito una patatina o un hamburger starnutire? Oppure si può tamponare le ferite con dei sottobicchieri della birra e mastice. Nessuna di queste idee riscontra entusiasmo e il sanguinamento diventa sempre più abbondante. Le alternative sono andare in farmacia oppure lasciarla, finire la storia in quel momento. Del resto cosa aveva fatto per me lei in quegli anni? Solo liti, scenate di gelosia, incomprensioni… Va bene, va bene, vado, raggiungo quella fottuta farmacia e faccio incetta di bende, amuchine e cerotti da farseli bastare fino alle Olimpiadi del 2016! Ovviamente nel lasso di tempo in cui sono lontano dalla televisione, il punteggio si ribalta tre volte, in una cornice di bel calcio ed occasioni che raramente si è rivisto sul campo di gioco. Dopo la medicazione scendiamo insieme a festeggiare. Nel generale tripudio di bandiere, clacson e striscioni, la mia faccia avvilita era una piccolissima, impercettibile, inutile stonatura.

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