giovedì 19 aprile 2012

dopo

mi è sempre più evidente, nelle manifestazione collettive del lutto, una certa sbrigatività nelle riflessioni sulla morte. solo l'umanità ha il peso di sapere che i giorni non sono infiniti e che quel che sarà dopo è un mistero, affascinante e terribile. da sempre la morte è il tema trattato con più poeticità e durezza, con un linguaggio sempre adeguato. di recente osservo che le espressioni per esternare dolore, lutto e mancanza, sono banali, ripetitive e soprattutto consolatorie. "resterai sempre nei nostri cuori", "farai compagnia agli angeli", "ci guarderai da lassù", propongono il regno del 'dopo' troppo simile a quello che si lascia. la morte diventa un semplice prolungamento delle abitudini terrene, un aldilà dove non ci si meraviglierebbe di trovare il traffico, la playstation, le partite di calcio e i concerti.