nella mia quotidiana doccia serale spazzo con l'acqua tutto quello che in una giornata la mia città mi ha lasciato sulla pelle. con il bagnoschiuma avvolgo lo smog, la fretta, i suoni di sirene e allarmi, l'animosità negli spazi stretti della metro, le miserie celate dietro apparenze dignitose, la reciproca paura di persone innocue, l'odore dei bar, l'inaspettato e gratuito sorriso, le creme dell'eterna giovinezza, le attuali sconfitte dei poveracci e quelle future di gente ignara che lo diventerà tra poco, la scortesia, la polvere della terra delle aiuole abbandonate e il pulviscolo che sembra alzarsi dai monumenti, sospiri di impiegati e profumi dozzinali di donne stanche, l'impatto forte e speziato dell'immigrazione, le attese mattutine e le delusioni del tardo pomeriggio. che qui ogni cosa, anche la più astratta e improbabile, rilascia un odore che rimane addosso. nella grigiastra acqua che scorre svogliata nello scarico, vedo un'altra normale giornata di roma che se ne va.